Recensione “Una crepa nel cuore delle cose” di Vittoria Lotti

 

 

 

È l’autunno del 1917 a Caporetto. Una barbara esecuzione si è appena conclusa, lasciando Alessio, un giovane soldato italiano schivo e solitario, profondamente traumatizzato. Sul fronte austriaco, per Thomas, un milite dal temperamento estroverso e lascivo, il problema è un altro: ritrovare suo fratello Jakob. Nel caos della battaglia, subito dopo l’attacco con le bombole a gas da parte del fronte austro-ungarico, si ritrovano entrambi a condividere un nascondiglio provvisorio in una casa abbandonata. Una crepa nel cuore delle cose racconta la storia di un’amicizia pura e spontanea, al di là della disperazione e della rassegnazione che hanno segnato la vita di milioni di giovani durante la prima guerra mondiale.

In questi giorni di vacanza mi trovo proprio nelle zone che fanno da scenario in questo romanzo,

e il coinvolgimento è quindi ancora maggiore.

La grande guerra ha sterminato una generazione di giovani uomini che si sono trovati al fronte per i più disparati motivi: onor di patria, fuga da una vita che non gli apparteneva più, riscatto…

E anche le storie di Alessio e Thomas rispettano questo schema: di famiglia modesta l’uno, di buona famiglia austriaca l’altro; l’italiano fugge da una famiglia che lo ha ripudiato, mentre l’altro si trova arruolato dal fratello, che vuole dimostrare di non essere solo un ragazzino viziato.

La vita di trincea vissuta dai due schieramenti, italiano e austriaco, mostra le dinamiche che si ripetono su entrambi i fronti: il coraggio e la paura, la motivazione e la fuga, rendersi conto, alla fine, di essere solo carne da macello senza alcun valore per coloro che li muovono come pedine.

Alessio ama ascoltare le storie che gli vengono raccontate dagli altri, se ne nutre come se gli appartenessero, Thomas è un soldato valoroso che dopo aver smarrito in combattimento il fratello non si dà pace e perde il senno.

Alessio medita di disertare, lo pianifica, e trova l’occasione per farlo, incontrando Thomas ferito. Due ragazzi nemici, diversi, ma che le circostanze rendono affini, un’amicizia che nasce come un fiore fra i sassi insanguinati di una guerra crudele.

Belli i ricordi dei vari personaggi, che ci mostrano come delle vite perfettamente normali con i loro drammi e le loro piccole gioie, possano essere l’unico conforto sotto i bombardamenti; quando il pensiero di casa e normalità, di biancheria pulita e di un buon pasto, sia l’argomento di conversazione più comune per questi soldati, poco più che bambini. Flebili speranze che li tengono ancorati ad un filo sottile di sanità mentale, mentre calpestano i corpi dei loro compagni dilaniati e l’odore del sangue si impregna a fondo nel corpo e nell’anima.

È una lettura struggente, che spezza il cuore, ma che dà voce a tutte quelle giovani vite strappate al loro futuro.

firma Anna

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