Recensione “Tre padri” di Roberta Meo

 

 

 

Un romanzo a due voci, quella di Lorenzo, un ex terrorista, assassino, che ha pagato il proprio debito con la giustizia con una lunga detenzione, e quella di Marialaura, giovane donna che vede l’esistenza sconvolta da una sorprendente rivelazione. Due persone lontane, anche geograficamente, diverse, che vivono due differenti tormenti. L’espiazione del delitto con la differenza, magistralmente sviscerata dalla bravissima Roberta Meo, tra pentiti e dissociati. Per chi ricorda ancora i tristi anni di piombo, sarà come scavare in un passato che ci appartiene, in parte ancora presente. Poi, il dramma di una figlia che si ritrova a perdere due padri ed è chiamata a riavvolgere la vita come un gomitolo di lana, per trovare il bandolo che non sapeva di avere smarrito. Se avete una certa età, questo romanzo vi resterà nel cuore per sempre, se siete giovani, vi aiuterà a capire molte cose e contribuirà alla vostra crescita emotiva.

Non so come sia riuscita Roberta Meo a far vedere a noi lettori il cuore di un terrorista. La ragione condanna ogni suo comportamento e vede nella sua figura solamente il carnefice, l’uomo incapace di provare sentimenti.

Eppure l’autrice è riuscita a rendere umano Lorenzo, a vedere del buono in lui e la sua voglia di redenzione.

Di contro abbiamo Marialaura, una ragazza che scopre troppo tardi le sue origini e la sua ricerca del passato, di quel volto, di quei tratti tanto simili a lei.

La scrittura magistrale dell’autrice ti cattura e ti porta in quel posto chiamato cuore, dove i sentimenti non sentono la ragione e i battiti del cuore scandiscono l’esistenza.

Perdita, rinascita, lutti, ostacoli, giustizia, perdono, passato e presente, colpe e segreti, ricordi e speranze, rifiuto e libertà.

Un mix ben sviluppato.

ELEONORA

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