Recensione “Sotto le stelle del jazz” di Alex Afilani

 

 

 

Dio cammina con in tasca la vita e il desiderio di uccidere. Di notte, un uomo guarda dalla finestra, tra i lampioni, e vede nella penombra una sagoma dall’aria sospetta: forse è proprio lì per lui. Anche se si chiede di chi possa trattarsi, l’immaginario di mostri evocato dalla sua mente ha già qualche idea. La stessa notte, un ragazzo con indosso l’impermeabile sta cercando il luogo del “fattaccio” in una via che nessuno sembra conoscere. Una passeggiata del tutto casuale diventa, così, un vero e proprio appuntamento con il destino.

Letto velocemente, colpita dalla dinamicità degli eventi, da parti surreali e inverosimili, da quel sproloquiare del protagonista senza arte né parte.

“Io voglio fottermi la vita. Me la voglio mettere in tasca, camminare tenendola nei pantaloni come la più banale delle cose.”

Lettura breve, sì, ma di tutto rispetto, complessa e con molti pensieri introspettivi, a volte incoerenti, che rapiscono il lettore in un vortice senza fine.

L’anima non trova pace se non alla parola fine.

Alla ricerca della zona del Fattaccio, un viaggio senza meta, senza una strada conosciuta e tanti pensieri che affollano quel breve viaggio tra pullman e camminata.

Angoscia, malessere, il dolce e amaro peso del vivere… l’anima.

firma Claudia

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