Recensione “Ottavo Livello” di Giuseppe Viroli

 

Novembre 1992. Un giovane imbranato, pieno di ideali e con velleità artistiche, trova lavoro al Comune di Rimini come “ottavo livello amministrativo”. Lo mettono a occuparsi di abusi edilizi, dei quali sa poco o nulla. Assiste stordito a corruzioni, ondate giudiziarie – la Tangentopoli dei primi anni Novanta – e restaurazioni morali. A poco a poco si sente l’ultimo inutile ingranaggio di una macchina autoreferenziale, votata non al bene comune ma a mantenere se stessa. Un romanzo di formazione, insieme intimo e tragicomico, sul nostro passato prossimo. Storie private e al tempo stesso politiche, che attingono a verità storiche e a fatti vissuti. Tra cronaca, farsa quotidiana, sogni, piccoli strazi familiari, labirinti amorosi, il protagonista attraversa come un viaggiatore incantato il Paese delle Meraviglie di fine millennio.

 

“Diciotto novembre 1992. Ho ventinove anni. Domani prenderò servizio al Settore Urbanistico del comune di Rimini.”

Inizia così questa sorta di biografia del protagonista, inizierà a occuparsi degli abusi edilizi e da qui la lunga lista di tangenti, corruzioni, cause giudiziarie.

Un excursus di cronache e quotidianità, un mondo dove tutto appare diverso da quel che è, e quel che realmente è troppo utopistico.

È un libro semplice da leggere apparentemente troppo semplice ma che nasconde delle “Vere Verità”; il mondo dell’edilizia e l’abusivismo visti da un semplice impiegato al settore urbanistico.

 

 

firma Claudia

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