Recensione “Oberdan si lamentava” di Francesco Berni

 

 

 

Tra le luci e le ombre della profonda provincia italiana, Oberdan, proprietario dell’Osteria La Bionda, si lamentava. Contaminato da invettive contro assessori corrotti e potenti di turno, riflessioni e battute triviali, visioni filosofiche del mondo e vicende sentimentali, “Oberdan si lamentava” si sviluppa intorno al borbottante punto di vista del protagonista che, insieme ai suoi dipendenti e ai clienti più affezionati, tenta in tutti i modi di difendere e salvare la cosa su cui ha investito di più: la sua attività. Nel romanzo si trovano gli affanni e le angosce di un oste di provincia, i rimpianti, il passato che ritorna, i cerchi che si chiudono e tutta la meschinità e la gentilezza che può albergare nell’animo di un precario imprenditore di se stesso.

È un libro molto attuale in cui si parla delle frustrazioni e delle angosce di un ragazzo qualunque alle prese con un’attività, il mondo degli affari e il mercato in continua evoluzione.

Difficoltà quotidiane di un oste e la sua Osteria.

Parti ironiche danno slancio alla lettura e allietano quelle invece abbastanza “deprimenti”.

La crisi della società e la difficoltà di un oste nell’andare avanti, viste in chiave ironica.

“Ho trentadue anni, la mia generazione sa che il missilone nel culo può arrivare da un momento all’altro, anzi il siluro arriverà di sicuro.”

Chiamato Oberdan, come un patriota irredentista, oltre al nome alquanto strano porterà con sé quella stranezza nella vita personale.

Semplice e abbastanza scorrevole, una piacevole lettura da leggere tutta d’un fiato.

 

firma Claudia

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