Review Tour “If you love her. Fino all’inferno” di Chiara Cavini Benedetti

 

Allye ha imparato molto presto quanto la vita possa essere dolorosa. Ma non è una che si arrende: a bordo del suo skateboard, con la musica a tutto volume nelle orecchie, combatte ogni giorno i fantasmi del suo passato. Ed è proprio una mattina in cui la lotta è più dura che, nei dintorni del campus, conosce Axton. Quarterback super popolare, tanto affascinante quanto misterioso, Axton ha l’inferno negli occhi e troppi segreti nel cuore. Allye sa che dovrebbe tenerlo a distanza, eppure non desidera altro che gettarsi tra le sue fiamme e bruciare con lui. Axton è una tentazione irresistibile, più grande della paura di venire ridotta in cenere. Ma è anche un rompicapo all’apparenza senza soluzione, che tiene i sentimenti custoditi gelosamente sotto chiave. Allye riuscirà a conquistare l’anima di Axton oppure finirà per perdere tutto, inclusa sé stessa?
Lui è un’anima tormentata, dal passato misterioso.
Lei è in perenne lotta con i suoi demoni.
Un amore appassionato e irresistibile, vissuto tra football e rock.

«Non voglio la favola. Non voglio il lieto fine. Io voglio molto di più. Voglio l’inferno. Voglio te.»

Un romanzo che ho scelto per la cover e, lo ammetto, anche per quella parola inferno che mi intrigava e non poco.

Due anime rock che nascondono dei demoni ancora da sconfiggere.

Cosa cela ogni parola delle loro amate canzoni?

Air pods alle orecchie,  Aereosmith, Bon Jovi e Rolling Stones in sottofondo, ho letto questo libro venendone rapita ad ogni parola, ad ogni suono, ad ogni sguardo.

Paura: l’inizio di questa storia.

 

“Ho paura. – Di quello che potrei fare alla tua anima? – Di te. – Perché? – Perché non riesco a difendermi quando mi stai vicino.”

 

Coraggio: la parola fine.

 

“E se cade di nuovo? – Si rialzerà.”

 

Dolore: la sua trama.

 

“Che siamo disposti a fare per non soffrire. Incluso toccare il fondo e dimenticarsi di noi stessi, pur di avere un po’ di pace.”

 

Un mondo dietro al QB della squadra di football, dietro a quello skate che corre più veloce dei ricordi. Da cosa si fugge?

 

“Sei disposta a fare un patto con il diavolo?”

 

Lui è il Diavolo lei semplicemente la sua Domino. Una canzone, la sua preferita, ed ecco che la protagonista prende vita da quei versi cantati a squarciagola.

Paura di diventare niente, paura di… Sentirsi vivi, ancora una volta.

 

“Anche Lucifero era un angelo, prima di dare fuoco al paradiso.”

 

Da piccola non sognavo il principe azzurro, era troppo scontato, bello, biondo e occhi azzurri; da sempre sono stata attratta dal diverso, da quello che nelle favole sta nell’oscurità.

Insomma se avete visto anche voi Fantaghirò, io ero nel team Tarabas; amavo quell’alone di mistero, la speranza della sua redenzione, la principessa che salva il cattivo.

Ma siamo disposti a rischiare il nostro lieto fine per il cattivo?

 

“Davvero non riesci a capirlo? – Non voglio la favola. Non voglio il lieto fine. Io voglio molto di più. Voglio il diavolo. Voglio l’inferno…”

 

Voglio l’oscurità che mi avvolge e che mi fa sentire protetta, voglio l’infinito, le fiamme che mi bruciano l’anima… Quel rock che mi entra nelle vene che sa di verità. Non voglio castelli e unicorni, nani o fate. Voglio il paradiso in fiamme per il mio peccato.

 

“Hai fatto molto di più, piccola. Hai raso al suolo il mio inferno.”

 

Alex sa di buio, oscurità, inferno, un limbo senza stelle,

 

“di astri che si spengono e di alba che non sorge.”

 

Promesse in quel letto sfatto, al suono di baci disperati, paure chiuse in una stanza

 

“Tu mi hai promesso che non mi avresti fatta cadere. Io non ti farò soffocare.”

 

Tra le note di Knocking on Heaven’s  Door chiudo il libro e attendo…

 

“Quando il paradiso non ti vuole tutto ciò che ti resta è l’inferno.”

 

Uno sport romance che sa di musica, velato di dark e un pizzico di dramma. Ho lottato con tutta me stessa per non farmi travolgere dall’oscurità ma, ahimè, ho fallito miseramente.

Ho assorbito il buio, l’ho fatto mio. Ho nuotato tra lacrime e dolore, tra ricordi troppo vividi per chiamarli ricordi, tra insulti e schiaffi, tra molte cadute e altrettante rialzate. Ho vissuto la loro infanzia infranta, sogni distrutti, un futuro incerto, una vita con troppe paure.

Non è un romanzo autoconclusivo e con mia grande sorpresa l’ho  scoperto solo alla fine, rimanendo letteralmente con il libro in mano e un sacco di “insulti” per l’autrice: non può lasciarmi così, non può dimenticarmi all’inferno. Io mi meritavo quel paradiso, anche senza fondamenta né stelle.

 

Anna

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