Recensione “Un’estate dopo l’altra” di Carley Fortune

 

Sono passati dieci anni da quando Persephone Fraser si è lasciata alle spalle i ricordi felici dell’infanzia, le estati magiche in riva al lago… e il suo primo grande amore. Ora si è trasferita in città, dove ha costruito una carriera stabile e nel tempo libero si diverte a uscire con gli amici: nella sua vita c’è poco spazio per l’amore. Ma una telefonata inaspettata rimette in discussione ogni cosa: Percy deve tornare a Barry’s Bay, dove ha trascorso sei estati indimenticabili, e dove aveva giurato a sé stessa che non avrebbe mai più rimesso piede. I ricordi delle notti stellate, delle corse a perdifiato e soprattutto di lui, Sam Florek, riaffiorano come se il tempo si fosse fermato. È lì che tutto ha avuto inizio. E se questa fosse l’occasione per cambiare il corso del destino?

 

 

Un amore messo in pausa, due vite sospese e non vissute appieno, anime gemelle destinate a stare insieme. Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano…

 

Persephone Fraser, Percy per gli amici, si è creata un’esistenza tranquilla a Toronto, ha un lavoro come redattrice, amicizie, uscite, relazioni che non decollano, ma tutto ciò le ha permesso di “distrarsi” e tenersi lontana dagli attacchi di panico da ormai dieci anni.

Ma è bastata una telefonata per far scoppiare questa bolla di apparente serenità, riportandola ai giorni della sua adolescenza, la condizione di figlia unica adorata dagli anziani genitori, le difficoltà relazionali, la decisione del padre di allontanarsi dalla grande città per rifugiarsi nell’Ontario, in un cottage in riva al lago per l’estate. Un’estate che si è ripetuta per 6 anni per poi lasciarsi dietro tutto: amicizie, amori, esperienze.

Da allora non aveva più avuto notizie da quei luoghi, ma la precoce dipartita di Sue, la mamma di Sam e Charlie, suoi amici di giovinezza, la riporterà per le esequie nei luoghi che l’hanno vista più felice, ma anche dove tutto era stato compromesso.
Una danza fra passato e presente che ci farà rivivere con Percy le estati passate a Barry’s Bay, quel primo anno in cui conobbe i fratelli Florek, l’immediata sintonia con Sam, ragazzino allampanato e un po’ strambo, ma dalla mente e capacità di comprensione superiori alla media. L’amicizia col fratello più grande e le sue battute imbarazzanti, l’accoglienza calorosa che mamma Sue le aveva sempre riservato; estati passate a nuotare, correre, prendere il sole, leggere e guardare film horror, i primi passi nella scrittura creativa, il delinearsi di un sogno che vuole prendere vita.

Da quel primo anno vedremo come il loro sentimento si evolverà, estate dopo estate, le prime pulsioni adolescenziali, le gelosie, le insicurezze, la paura di rovinare un’amicizia così bella.

 

La versione adulta di Percy e Sam li vedrà sbocciati fisicamente e consolidati professionalmente, e quella scarica elettrica fra di loro è ancora ben viva sotto la cenere. Quando si guardano negli occhi è ancora tutto lì, vivo e palpitante, si ritorna ragazzi, il cuore leggero, la consapevolezza di aver perso tempo prezioso.

 

“Il Sam adulto è così sconvolgente che potrei mettermi a urlare. Mi sono persa tutto il tempo che l’ha reso così”

 

Dieci anni a non sapere, a colpevolizzarsi, pur sentendo quella mancanza come un arto fantasma:

 

“Ho passato ore, giorni, anni interi a chiedermi se Sam sentisse la mia mancanza come io la sua.”

Solo chi ha avuto un’amicizia sincera con un ragazzo può capire la differenza con quella femminile: la schiettezza, la semplicità, l’assenza di invidie e confronti, la possibilità di valutare le situazioni da un punto di vista totalmente differente.

È stata una lettura molto partecipata, l’autrice ha saputo coinvolgermi totalmente nel turbine di emozioni dei personaggi, facendomi tornare ragazza, ricordando le estati pigre, a parlare di tutto e niente, i primi batticuori e il non sapere come gestire i sentimenti…

 

“Ti amavo così tanto che la parola amore non sembrava abbastanza grande per contenere quello che provavo.”

 

 

 

Anna

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