Recensione “Una semplice storia d’amore” di J.H. Knight

 

 

 

 

Skip pensava di avere tutto: un marito favoloso, un appartamento stupendo e il lavoro da insegnante che aveva sempre voluto. Persino il gatto era perfetto. Quando il suo compagno da otto anni decide di volere qualcos’altro – qualcosa che non comprende Skip né l’appartamento e neppure il gatto – Skip decide che è il momento di tornare a casa dall’altra parte del paese.
Tuttavia, oltre a una madre amorevole e impicciona, la sua città natale conserva anche i ricordi della sua imbarazzante cotta per un ragazzo conosciuto durante l’ultimo anno di liceo. Un ragazzo di fronte al quale si è umiliato proprio quando sembrava che le sue fantasie potessero realizzarsi. Scoprire che ora Paul Miller lavora nello stesso liceo in cui lui è appena stato assunto ribalta del tutto il suo mondo. Dopo una nottata bollente passata insieme, Skip si accontenta di essere amici di letto. Toccherà a Paul convincerlo che per amore vale la pena rischiare.

Mai titolo di un libro fu più azzeccato…una semplice storia d’amore, ed è quello che è questa trama, niente di più, niente di meno. Gli M/M di solito mi trasmettono emozioni forti, ma qui devo dire che è tutto molto piatto. Skip disilluso e deluso dal marito che lo ha lasciato dopo otto anni, torna nella casa dove è cresciuto, per cercare di riprendere in mano la propria vita. Ritrova Paul Miller, un suo ex compagno per cui ha avuto una cotta durante l’ultimo anno di liceo che adesso insegna proprio in quella scuola, e che diventa un collega, visto che anche lui viene assunto come insegnante. Ovviamente Skip è restio ad intrecciare una nuova relazione, ma Paul è determinato a farlo capitolare. Sicuramente è una trama che ci vuole dire che esistono seconde opportunità e che c’è un riscatto morale per chi è stato ferito nell’animo. Avviene tutto molto gradatamente, in modo dolce e delicato, è un approccio che cresce mano a mano che si va avanti nella lettura, e questo è una cosa che ho apprezzato. Una cosa che invece non ho proprio digerito è che per enfatizzare le scene di sesso, il nostro protagonista usi sempre un’imprecazione. Non sono bigotta e credo fermamente che ogni essere vivente sia libero di comportarsi come meglio crede, ma qui c’è un’esagerazione gratuita solo per rendere più accattivante alcune scene. La scrittura è fluida e lineare e permette alla lettura di scorrere veloce e senza intoppi. È scritto in terza persona e questa è un’altra cosa che mi fa un po’ storcere il naso, perché mi lascia spettatrice esterna delle vicende dei protagonisti. Verso la fine c’è un tentativo di animare la storia, ma è debole e poco incisivo. Senza infamia e senza lode! Alla prossima!

BARBARA M

ELEONORA

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