Molti momenti da dedicare a se stessi e alla riflessione: ecco cosa ha rappresentato il biennio pandemico per l’autrice, che in Un diario senza giorni racconta l’ingordigia del tempo – e il suo fallimentare tentativo di acciuffare lo “scaltro lestofante” –, un grande evasore che ha causato enormi stravolgimenti, all’economia mondiale così come alle abitudini di ognuno, alle stagioni sciistiche e balneari e ai semplici e imprescindibili eventi della vita.
Un diario non scandito da veri e propri giorni di confessioni o riflessioni, ma dal periodo pandemico che ha fermato il mondo.
Il rodeo gastronomico in famiglia, le sfide a colpi di mestolo, trucchi per superare l’inverno, bricolage, eventi quotidiani che diventano veri e propri lussi, il comitato tecnico-scientifico del terrazzo, giardinaggio, i più stravaganti hobby e il rapporto con i vicini.
Mi sono ritrovata molto spesso nelle situazioni dell’autrice, stesso periodo, stessi pensieri, stesso tempo libero e la rassegnazione di non vedere mai la fine, in più la didattica a distanza, una vera tortura.
E adesso bisogna ripartire e ritrovare quella dinamicità che quei giorni senza corse e senza ora ci hanno tolto.
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