Recensione “Sidecar” di Amy Lane

 

 

È il 1987. I ragazzi indossano camicie rosa della Izod, le ragazze hanno capelli vaporosi e tutti possiedono una scatola del fumo; AIDS è solo una brutta parola che rimbomba dalle città come un temporale. Un adolescente scappato di casa vaga su un lato della strada, a un battito di ciglia dalla disperazione, ed è salvato da un angelo con i capelli lunghi su una Harley.

 

Ma questo è solo l’inizio della loro storia.

 

Josiah Daniels voleva pace, tranquillità e una vita semplice, e l’ha avuta finché non ha salvato Casey dalla fame, dal freddo e dallo sfinimento. Da quel momento la vita di Joe è tutt’altro che semplice e il suo nuovo pupillo naviga un mondo che sta cambiando più rapidamente delle persone che ci vivono. Joe vuole far diventare Casey un adulto felice e produttivo, e ci riesce. Ma anche da grande, Casey non riesce a concepire una vita felice senza Joe. Il problema è far accettare a Joe che il ragazzo che ha allevato è all’improvviso l’uomo che lo vuole.

 

La loro relazione potrebbe morire o cambiare il mondo attorno a loro. Mentre costruiscono una casa, negoziano le nuove regole del crescere assieme e schivano le insidie della vita moderna, Casey impara che l’età adulta è più che il sesso, Joe impara che non ci sono compromessi se si vuole vivere per sempre felici e contenti, e sono entrambi costretti a capire l’unica cosa che un uomo non dovrebbe mai fare: vivere da solo

 

 

 

Hi readers Sale e Pepe, Bentornati nella mia rubrica old but gold, oggi parliamo del libro “Sidecar” di Amy Lane.

Il mese scorso ho letto, ma non sono riuscita a parlarvi di questo libro.
Partirei col raccontarvi la storia di Joe e Casey dalla dedica iniziale dell’autrice, perché credo rispecchi perfettamente il contenuto di questo libro ma soprattutto il motivo per il quale io (e spero anche voi) ho voluto leggerlo:

“Questo libro è per uomini come mio marito e mio padre, che credono che essere genitori sia un sacramento e che fare un buon lavoro ci porti più vicino al bene nell’universo; è per chi pensa che la gentilezza non sia sinonimo di debolezza e che i difetti siano perdonabili; per chi si districa ogni giorno tra fare la cosa giusta o quella facile e ogni volta si avvicina di più alla scelta corretta.

 

Io spero, anche in minima parte, di essere un Joe, ovvero una persona gentile, sempre pronta ad aiutare.
Lui è quello che si dice un buon samaritano, un Buono con la B maiuscola, un orso dal cuore tenero, a volte persino troppo tenero e dedito agli altri.
Ed è proprio per questo suo spirito che fatica immensamente ad accettare i sentimenti di e per Casey.

“Joe sarebbe stato sempre semplice e onesto, semplice come i fiocchi
d’avena, o la zucca, i pomodori e il formaggio. Un uomo grande come un rottweiler, ma più dolce, più fiducioso, più speranzoso che sarebbe arrivato un osso o una carezza o un abbraccio di quanto era mai stato Rufus, perché Joe non avrebbe mai, non aveva mai, morso, anche quando, Casey doveva ammetterlo, era stato dolorante.”

Parliamo un attimo anche di Casey. Quando Joe l’ha trovato non aveva nulla, tranne il coraggio e la forza, e, se anche Joe l’ha salvato fisicamente dalla strada, è stato lui stesso a salvarsi in senso stretto. Non si è mai arreso, ha combattuto per essere chi voleva e per chi voleva: Joe!

“Casey avrebbe ricordato quel viaggio seduto dietro a Joe per sempre.
Il torace dell’uomo era sul serio ampio, la sua vita sottile, e aveva un modo di muovere il corpo che parava il vento. [..] Senza la morsa del vento, i colori e le ombre degli altipiani erano quasi gradevoli e Casey perdonò il vento per aver cercato di ucciderlo poco prima, perché era accoccolato
nella giacca di Joe e niente poteva fargli del male [..] Era la prima volta, da mesi, che Casey si sentiva in pace. Nessuno che gli urlava contro, nessuno che voleva qualcosa da lui: solo quel tizio, quel grande, caldo tizio che aveva preso il suo destino nelle proprie grandi, ruvide mani. Casey quasi sperava che quel viaggio durasse per sempre.”

 

Hanno costruito una vita insieme, partendo da un rapporto che da subito è andato oltre la semplice carità di Joe. Forse anche per merito della spavalderia di Casey, la loro relazione evolve velocemente in amicizia, affetto e qui rimane, al confine con l’amore per un po’, prima di superarlo inesorabilmente.
Ma, oltre ciò che si potrebbe intuire leggendo la trama, non sono mai stati veramente come genitore/figlio.

“La sua vita con Casey tendeva a esser questo per Joe, momenti di magnifica, splendente fede e momenti di agonizzante e doloroso dubbio.
A modo suo, anche Joe era giovane. Gli ci sarebbero voluti anni prima di riconoscere il fluire e defluire del vero amore.”

È stato emozionante – forse per via dello stile particolare dell’autrice, che è molto introspettivo, riflessivo, quasi poetico, e si concentra soprattutto sulle emozioni – vedere questo loro rapporto crescere e diventare quello di una coppia e poi di una famiglia.
Non vi nascondo che certe scene, sia dal punto di vista di Casey che da quello di Joe, mi hanno fatto scendere qualche lacrimuccia.
Va bene, forse più di qualcuna!
Ma se deciderete di leggerlo, capirete il perché di queste lacrime, a volte non solo per la tristezza, ma proprio per le sensazioni forti ed intense che questi due dolcissimi personaggi mi hanno fatto provare.

“Cercherò le parti di me che sono buone a sufficienza per te, Joe,”

Questo libro è intenso, ambientato in un periodo estremamente difficile, gli anni dell’AIDS. Non minimizza nulla, anzi, ci mostra il mostro, il virus, in tutto il suo orrore.

Lo definirei un mix perfetto di tristezza e dolcezza, dolore e speranza, ma anche di musica e parole.
Infatti, ogni capitolo di questo libro ha il titolo di una canzone, e, dato che la storia di Joe e Casey inizia nel 1987, quasi tutti i titoli (a parte due) sono presi dalla lista delle migliori 100 canzoni proprio di quell’anno.
Io le ho cercate su Spotify e ho scoperto anche qualche chicca che non conoscevo.
È stato come prendere una macchina del tempo e questo e, in un certo qual modo, mi ha anche fatto legare ancora di più a Joe, Casey e alla loro storia.

Non è un libro leggero, non dà scampo dalle emozioni, qualcuna anche negativa, ma proprio per questo io non posso far altro che consigliarvelo!

 

 

Tivvy

 

 

Giovanni

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