Recensione “Rondò caprese” di Velia Rizzoli Benfenati

 

 

 

Quando la Signora Aida Caracciolo-Bussel muore, lascia un testamento folle che costringe il nipote Haendel Corsini, un uomo distrutto da un passato traumatico, sulla soglia dell’alcolismo e con alcuni matrimoni falliti alle spalle, a tornare a Capri, nella villa di famiglia, dove trova una Suite che il padre, grande compositore e direttore d’orchestra defunto da tempo, aveva composto anni prima e rimasta sconosciuta.

In un inverno freddo e burrascoso, Haendel si trova a confrontarsi con Andrea, la sua roccia, amico di sempre e figlio della dama di compagnia della Signora, pronto a sostenerlo.

Andrea però custodisce un segreto: ama profondamente Haendel da sempre.

Riusciranno i due a trovare il bandolo di quella matassa tanto complicata in cui le loro vite s’intrecciano in un continuo rincorrersi e raggiungere l’equilibrio interiore?

Una bellissima storia d’amore nella meravigliosa atmosfera di Capri. Parto da quest’ultimo aspetto che mi ha particolarmente colpita. Mesi fa sono stata in visita proprio nella costiera amalfitana ma non mi è stato possibili, causa maltempo, visitare Capri. L’autrice me l’ha fatta vivere attraverso queste pagine, mi sembrava di essere lì a sentire il cicaleccio dei visitatori nelle sue viuzze, ad ascoltare lo sciabordio delle onde e annusare il profumo dei suoi agrumi. Un tuffo in una realtà magica che non dimenticherò.

Veniamo alla storia in sé. Haendel, dopo svariati anni, torna sull’isola a causa della morte della nonna. E’ un uomo che sembra il fantasma di sé stesso: a quarant’anni sembra un anziano rassegnato ad attendere la fine, ha alcuni matrimoni finiti male alle spalle, una forte dipendenza da alcol e il cuore vuoto. Ha alle spalle un’esistenza triste e solitaria, la mamma, famosissima, è deceduta quando lui era ancora troppo giovane, e il padre, anch’egli noto compositore, lo ha praticamente abbandonato. Questa mancanza di sentimenti e di affetti lo hanno segnato nel profondo, facendo di lui un uomo incapace di vivere e di essere felice. L’incontro con Andrea, da sempre migliore amico e sua roccia cui aggrapparsi nei momenti difficili, stavolta lo metteranno di fronte a un nuovo, importante, bivio: Andrea è gay ed è da sempre innamorato di lui. In preda ai fumi dell’alcol vivranno momenti di pura felicità, ma una volta sobrio Haenden non è in grado di fare una scelta netta. La sua fragilità sentimentale non lo fa vivere, né scegliere.

Una bella storia, la cui drammaticità viene trattata con estrema delicatezza e dove i sentimenti e gli animi ci vengono presentati in maniera sobria e ben calibrata. Molto interessanti i personaggi, curati nel dettaglio e in ogni sfumatura al punto da affezionarsi a loro e una scrittura d’altri tempi. Non siamo davanti al romance moderno e frettoloso fatto di colpi di scena e quant’altro, ma a un romanzo classico, quasi ottocentesco, dove anche la scrittura vive in quell’epoca un po’ barocca e un po’, passatemi il termine pesante, eppure se si va al cuore, alla sostanza, riempie e accompagna il lettore, lasciandogli dentro qualcosa di prezioso.

Consigliato!

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