Recensione “Romanzo d’estate” di Emily Henry

 

Augustus Everett è un autore amato dalla più intransigente critica letteraria.
January Andrews invece scrive deliziose commedie romantiche che scalano regolarmente le classifiche.
Lui è uno scrittore serio, ma non riesce a parlare di sentimenti. Lei è una sostenitrice dell’amore per sempre e del lieto fine. Non hanno niente in comune.
A parte che per i prossimi tre mesi saranno vicini di casa.

January ha infatti deciso di rifugiarsi nel cottage del padre sul lago Michigan e pensa di trascorrere l’estate raccogliendo le idee e scrivendo un romanzo pieno della felicità che non sa più immaginare: ha da poco scoperto un segreto sui suoi genitori e non crede più nell’amore. Nella veranda accanto alla sua c’è però un vicino di casa inaspettato: Augustus Everett, suo ex compagno di college e soprattutto autore di fama. Anche lui colpito da un paralizzante blocco dello scrittore.

Da sempre i due non si sopportano, ma decidono di lanciarsi una sfida per cercare di darsi una mano, o più probabilmente di punzecchiarsi. Si scambieranno il romanzo. E così Augustus dovrà dimostrare di saper scrivere anche un lieto fine e January di sapersi cimentare nella scrittura del Grande Romanzo Americano. E questa scommessa cambierà inevitabilmente tutti i finali…

 

January si ritrova dal vivere una vita apparentemente perfetta al non avere più nulla: si rende conto di essere vissuta nella menzogna.

 

Una mente creativa come quella di January viene devastata da quanto le è accaduto nell’ultimo anno: alla morte del padre viene a scoprire della doppia vita che conduceva con un’altra donna, e tutta la sua esistenza va a rotoli.

La ragazza ha sacrificato anni per restare accanto alla madre durante il cancro e quando una persona cara sta male, fai di tutto per non pesare, per non farla preoccupare anche per te.

Ha quindi rinunciato alla prosecuzione della sua carriera formativa trovando dapprima conforto nella lettura, nelle sale d’attesa in ospedale, di romanzi rosa, iniziando poi anche a scriverli.

 

“La prima diagnosi di mia madre mi insegnò che l’amore era una via di fuga, ma fu la seconda a insegnarmi che l’amore poteva essere un giubbotto di salvataggio quando stai annegando.”

 

January ha quindi impostato la sua esistenza fingendo la perfezione, cercando di mettere un Happy end anche nella sua vita reale oltre che nei suoi romanzi. Ma quando la verità sul padre viene fuori, lei semplicemente si spezza, come se la tensione per mantenere la sua dorata vita in bella mostra le avesse tolto resilienza. Come se non bastasse, anche il fidanzato storico, non riuscendo a gestire quella versione apatica di lei, preferisce defilarsi, spingendola ancora più nel baratro.

 

Il dolore di una perdita è enorme, soprattutto quando viene sporcato da una delusione, non sai più cosa devi provare: tristezza o rabbia? A January rimane del padre una lettera e una chiave, ma rimanderà a lungo la lettura di quella missiva che potrebbe essere risolutiva per comprenderne le discutibili decisioni prese.

Senza più un posto dove vivere, trova rifugio nell’unico posto dove non dovrà sostenere un affitto, la casa del “peccato” che suo padre le ha lasciato in eredità, e nello chalet accanto ritroverà  inaspettatamente la sua nemesi:  Augustus, Gus, Everett.

Gus e January si conoscono dai tempi dell’università, quei rapporti in cui ci si sfotte l’un l’altra e dove spesso l’attrazione si nasconde dietro a una critica, e, infatti, a una festa qualcosa sembrava essere scattato fra loro.

Anche Gus è uno scrittore famoso, ma di un genere totalmente opposto a quello di January e sembra riprendere il vizio di canzonarla per i suoi romanzetti rosa.

I due decidono di sfidarsi a scrivere un nuovo libro scambiandosi, però, i generi letterari; potranno così comprendere le reciproche problematiche e vincerà chi riuscirà a venderlo per primo.
Entrambi sono in pieno blocco dello scrittore, forse un cambio di genere e una sfida saranno la scintilla per farli ripartire.

 

I personaggi maschili di questa autrice nascono tutti odiosi per poi svelarsi maledettamente affascinanti e quindi anche Gus è della stessa risma, uno di quegli uomini che potrei definire bello e dannato, ma che appena si riesce a far breccia nella sua corazza, si mostra senza vergogna. È un po’ impacciato nelle questioni di cuore, le relazioni “usa e getta” ai tempi della sua giovinezza non hanno aiutato, eppure non nasconde a January di averla sempre tenuta nel cuore, come dire, in sottofondo: come una colonna sonora che si  tiene bassa e non si ha mai il coraggio di sparare ad alto volume. E ricorda in modo sorprendente ancora tutto di lei dei tempi dell’università, ma scopriremo anche altre chicche che verranno fuori nel corso del romanzo.

Il rapporto di amicizia fra i due scrittori diventa la loro ancora di salvezza, le loro escursioni  formative li avvicinano e le conversazioni attraverso cartelli mostrati alla finestra diventano un’abitudine squisitamente demodé e comica.

Ma poi, inevitabilmente, qualcosa cambia, January  pensava di avere per vicino un essere odioso riemerso dal passato e invece scopre che le affinità fra loro cominciano ad essere decisamente troppe, e l’interazione con quel burbero individuo la stuzzica e la eccita.

 

“Erano anni che non provavo quella sensazione: il peso quasi doloroso del desiderio, la paura paralizzante che una mossa sbagliata potesse rovinare tutto”



I dialoghi brillanti e divertenti sono il marchio di fabbrica di questa autrice che è in grado di regalare un arcobaleno di emozioni, dal più gioioso al più commovente, perché oltre al romanticismo, alla passione e ai sorrisi, troviamo anche tanto dolore in queste righe: quello di due persone che si sono trovate nello stesso luogo per raccogliere i frammenti delle loro vite, trovando l’uno nell’altra il collante, portando lentamente a galla le ferite e riuscendole a sanare con la comprensione e l’amore. Perché la compassione non va scambiata per pena e January sarà in grado di far capire a Gus questa sostanziale differenza.

Ma anche January avrà una bella lezione di vita:

 

“Le cose brutte non scavano dentro di te fino a renderti un abisso di infelicità. Insieme allo schifo, ci saranno sempre anche le cose meravigliose.”

 

Leggere questo romanzo è stato come bere una limonata fresca in una giornata afosa: inizi a sorseggiarla e ti fermi quando l’hai finita. L’autrice ha la straordinaria capacità di risucchiare la tua attenzione e non lasciarti scappare: “ancora una pagina, dai” , sembra dire, e ti ritrovi a leggere nel cuore della notte senza nemmeno accorgertene.

Ovviamente ve lo consiglio di tutto cuore.

 

Spicy romance destinato ad un pubblico adulto.

 

 

Anna

firma Claudia

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