Recensione “Ritorno” di A. M. Sexton (Davlova vol.2)

 

 

 

 

trama

L’eccitante conclusione di “Liberazione”.
Il fuoco infuria nella città di Davlova, sulla scia di una rivoluzione sanguinosa. L’alta società, che aveva instaurato una tirannia, è stata deposta. Nel mezzo del caos, Misha e Ayo scappano sulla barca di Miguel Donato e fuggono attraversando il mare, diretti alla lontana città di Deliphine.
Misha ha sognato per tutta la vita di lasciarsi Davlova alle spalle, ma adesso l’unica cosa che vuole è tornare a casa. Non sa se la città è ancora in piedi o quanti dei suoi amici sono sopravvissuti. Ma prima di tornare a Davlova e trovare il suo posto nel paesaggio distrutto dei fossati, dovrà fronteggiare una nuova minaccia a Deliphine: la Dollhouse.
Anche a Deliphine, la maggior parte delle persone crede che la Dollhouse sia un mito, ma Misha sa la verità. La Dollhouse è reale. È spietata. Ha i suoi piani.
E rivuole Ayo

 

recensione

 

Prima di tutto un avvertimento, iniziate a leggere questo libro se avete già letto il primo libro della serie. Molte storie appartenenti a delle serie possono essere letti anche non in ordine di uscita ma, per gustarvi questo libro, è invece assolutamente necessario rispettare l’ordine, se no rischiate davvero di non capire molto dei personaggi che la Sexton ci presenta.

Libro che, aggiungo, non è per tutti. Come “ Liberazione” questo secondo capitolo ha tratti forti, anche se meno rispetto al primo. Ritroviamo Misha e Ayo, li ritroviamo mentre fuggono via da Davlova.

Facciamo però un passo indietro. Misha è un borseggiatore che si finge una prostituta e che ha come scopo ultimo quello di trovare qualcosa che possa aiutare a far cadere il governo corrotto di Davlova. Incontra Ayo che è uno schiavo sessuale cui è stato impianto un chip neurale che fa si che provi piacere attraverso il dolore. Misha finisce per affezionarsi ad Ayo ed è determinato a salvarlo.

In questo secondo capitolo li ritroviamo in fuga, diretti a Deliphine. Qua però dovranno vedersela con la Dollhouse, con la sua crudeltà e con i suoi piani.

Rispetto al primo libro, molto più cruento, questa seconda parte lascia intravedere molta più speranza. È come un tornare indietro, come fare un viaggio alla ricerca di quella parte di sé che sia Misha che Ayo, soprattutto Ayo per via del chip, avevano perso.  E’ un percorso in cui entrambi cercano nuovamente la loro libertà di azione e di pensiero.

L’amore di Misha verso Ayo è molto, oserei dire, dolce in mezzo a quel mare di crudeltà che invece li ha avvolti. Misha si sente in dovere di proteggere il giovane Ayo e lo protegge, per buona parte del libro anche dal suo stesso desiderio, rifiutandolo nonostante Ayo si offra a lui più volte.

Come ho detto all’inizio non è un libro per tutti i gusti. Personalmente non l’ho amato molto, ma non riconoscerne la bellezza, di entrambi a dire il vero, per un mero gusto personale, non sarebbe fare una recensione corretta. Perché questa storia merita di essere letta. Per le descrizioni, per l’ambientazione, per le scene che sanno evocare fortissime emozioni nel lettore. Sinceramente, non mi sento neppure di considerarli due libri, quanto invece un’unica storia. Una storia che parte dal dolore, dalla disperazione, passa per la schiavitù, la violenza sessuale, gli abusi fisici e mentali e arriva alla voglia di riscatto, di protezione, di libertà, di amore. Quell’amore puro che qualche volta può riuscire anche a superare il più nero dei ricordi.

 

Sensualità: cuori3

RecensioneFirmabriciola

Editing: Ele

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