Recensione “Primavera del Tarassaco” di Michele Rocchetta

 

Non tutte le primavere esplodono allo stesso modo.

Non tutte le primavere portano rinascita e fiori.

Alcune sono più crudeli, sono la manifestazione concreta di una divinità che scatena tutto il suo furore, perché è stata da troppo tempo dimenticata.

È l’apocalisse.

Il giorno della resa dei conti.

Il crollo totale di una civiltà, di un mondo allo sbando, preda del più oscuro dei medioevi, reso più cruento dalla consapevolezza della perdita totale di ogni comodità e di ogni benessere.

 

Un tremendo atto terroristico ha causato la scomparsa totale degli idrocarburi e dei suoi derivati. E la primavera del tarassaco che porta con se il collasso tecnologico, sociale e istituzionale a livello globale.

Tre mesi dopo il disastro, Dario si ritrova a muoversi in un mondo totalmente cambiato. Solo, senza affetti, con un dolore sordo che grida nel petto vedrà l’uomo dare il peggio di se: guerre, razzie, crudeltà, la compassione che lascia posto al cinismo.

È questo il mondo in cui vuole davvero vivere?

In una guerra tra senza esclusione di colpi Dario dovrà scegliere se rinunciare alla propria umanità o lottare per una speranza: quella di un domani migliore capace di lasciarsi le tenebre alle spalle.

 

La storia si apre con il modo in cui potrebbe iniziare un’apocalisse nel mondo moderno. Un uomo, un pazzo (?), un visionario decide per tutti: ha fatto creare in laboratorio una sostanza non tossica per gli umani, ma capace di distruggere ogni cellula di idrocarburi.

Le macchine si fermeranno, la civiltà come la conosciamo oggi si fermerà. E cosa potrebbe accadere nel momento in cui ciò che usiamo quotidianamente per fare tutto, smettesse di funzionare? La guerra avrà tutto un altro sapore, ma sempre di guerra si parla. Sopravvivrà il più forte o il più organizzato?

Questa meraviglia di libro ci mette di fronte a tante riflessioni. Prima tra tutte è: a che fazione apparterresti tu? Saresti quellǝ che combatte per la supremazia come Arnoldi o quellǝ che vuole vivere in una democrazia, come Dario, dove tutti decidono e nessuno è superiore all’altro? Saresti buonǝ o cattivǝ? Saresti unǝ schiavo, unǝ suprematista o unǝ democraticǝ? Spero di non dover mai dare una risposta nel concreto a queste domande.

 

È molto interessante come le conoscenze di studi politici e filosofici entrino nella narrazione: più andiamo avanti nei secoli, più ci rendiamo conto di quanto siano efficaci le strategie dell’antichità oltre che lezioni da cui imparare molto e prendere spunto.

 

Dario, il protagonista del libro, pur trovandosi nello sconforto più totale, riesce a riflettere e a capire cosa sia più importante, anche se meno comodo o pratico. Non diventa uno sciacallo, come moltissimi altri, ma si rimbocca le maniche e cerca la libertà, ragiona sul lungo raggio e pensando sempre al futuro. Non si ferma al “qui e ora” ma riflette su come poter sopravvivere al meglio da quel momento in poi. Resta sempre se stesso, regalando la sua conoscenza agli altri, senza mai, però, lasciarsi andare davvero. Il suo è un dolore enorme, uno di quelli che si accumulano ad altri nel tempo e rimangono lì, fermi, ma più attivi che mai. Da questo suo dolore e dalle conseguenze delle sue azioni, lui cerca di tirare fuori qualcosa di buono, che faccia bene agli altri. È una persona buona, che fa del bene e non se ne rende conto.

Nel corso del suo cammino incontra altri come lui, buoni nel cuore e nello spirito, ma indifesi. Da qui nascono dei confronti che servono a tutti per crescere e migliorarsi, e ognuno regala qualcosa al libro e lo migliora.

Confesso che ho adorato Dario, un personaggio vivido e perfettamente caratterizzato, in grado di uscire dalle pagine, senza sforzo alcuno. Ma Amleto è Amleto, merita una menziona a parte.

 

La scrittura dell’autore è scorrevole e accattivante. Permette al lettore di entrare nella storia e far parte della comunità. Rocchetta è un po’ come Dario, capace di organizzare e rendere partecipi senza far pesare il proprio lavoro, ma rendendo il più facile possibile la vita/lettura. Sa il fatto suo ma resta umile. È bravo e, per questo, non eccede.

 

Il libro è bello, intrigante, affascinante, scritto benissimo e con una realtà alternativa talmente credibile da averne paura.

 

firma Claudia

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Commenti

Una risposta a “Recensione “Primavera del Tarassaco” di Michele Rocchetta”

  1. Avatar Michele
    Michele

    Grazie mille per la bellissima recensione e, sì, Amleto è Amleto… l’ho amato facendolo agire e parlare.

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