Recensione “Polom project” di Stephenie Queen

 

 

 

Dopo l’inspiegabile omicidio che ha sterminato le loro famiglie e la successiva scomparsa del loro padrino, Emily e Tom sono gli unici eredi del Polom, un progetto scientifico in grado di rivoluzionare la conoscenza condivisa dalla comunità scientifica sulla vita del nostro e degli altri pianeti. A un mese dal tragico evento, quando le loro esistenze sembrano sul punto di riassestarsi, i due ragazzi si ritroveranno braccati dagli USMC, determinati a impadronirsi del Polom. Costretti alla fuga, nel mezzo della White Mountain National Forest, si imbatteranno in Michael, un marine che sembra volerli aiutare e che invece si rivelerà un personaggio losco e compromesso. La loro avventura li condurrà nel luogo più misterioso della Terra, l’Area 51, dove, prigionieri della MASA, un’associazione militare segreta, dovranno combattere per sfuggire ai loro aguzzini. Riusciranno a salvarsi, a proteggere il Polom e a scoprire la ragione per cui quelle ricerche sono così ambite?

Da sempre attratta dal mistero che avvolge Area 51, sono stata incuriosita di leggere questo romanzo che, purtroppo, ha deluso ogni aspettativa.

Seppur il romanzo sia stato scritto bene, tranne pochi refusi, la storia proprio non convince.

E’ una continua fuga dei personaggi dai loro inseguitori e poco lascia alla spiegazione del progetto.

La protagonista, Emily, viene dipinta come una donna forte e coraggiosa, ma la sensazione è che sia semplicemente una impulsiva senza lode né infamia. Mi ha lasciato una sensazione di superficialità, mi sarei aspettata che l’argomento venisse trattato con più intensità, ma invece tutto è incentrato su questa continua fuga, arresto, fuga, arresto all’infinito. Solo alla fine viene accennato qualcosa a questo misterioso progetto, ma in modo poco esaustivo. Risulta perfino più simpatico il rapitore rispetto ai protagonisti…

Mi dispiace ma per me è un NO.

firma Anna

ELEONORA

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