Recensione “Nove minuti” di Beth Flynn

 

 

 

Il quindici maggio 1975, la quindicenne Ginny Lemon viene rapita davanti a un minimarket a Fort Lauderdale da un membro della più nota e brutale gang di motociclisti della Florida del Sud.

Da quel momento in poi, la sua vita cambia per sempre. Le viene dato un nuovo nome, una nuova identità e una nuova vita nella base della gang al confine delle Florida Everglades, un mondo spaventoso e violento quasi quanto le paludi stesse, dove tutti hanno un nome falso e la lealtà è necessaria per sopravvivere.

Al centro di tutto c’è il leader della gang, Grizz: imponente, bello in modo selvaggio, terrificante ma in qualche modo tenero con Ginny. Lei diventa la sua ossessione e l’unico vero amore della sua vita.

Così inizia il racconto di una storia di ossessione e manipolazione, di una giovane donna strappata da tutto quello che conosceva e forzata a fare affidamento sull’unica persona in grado di garantirle attenzione, affetto e cura: il suo rapitore. Precoce e intelligente, ma ancora pur sempre un’adolescente, Ginny combatte per adattarsi alla sua nuova esistenza, inizialmente lottando e poi accettando la sua prigionia.

Verrà salvata? Scapperà? Riuscirà a uscirne viva, o uscirne del tutto?

Sin dalle prime pagine scopriremo il perchè del titolo.

Avremo la giusta condanna e fine del male e un remake dei fatti che hanno portato fin lì.

E’ proprio in questo racconto al passato che troveremo il giusto nello sbagliato, e vedremo il bene nel male.

Rapita per un’ossessione, rapita e costretta ad una vita di reati o comunque di appoggio o semplice testimone a quei reati. Innamorarsi del rapitore la sola consolazione, provare amore, possessività… e infine sacrificio.

“Era il 15 maggio 1975, un tipico giovedì. Un giorno come tanti…” da lì inizia una nuova storia, la sua storia, un cuore che palpita per qualcosa di sbagliato e dannato e la redenzione che nell’epilogo ti lascia stupefatta.

“Da quando ti piacciono i Seas & Crofts? – non mi piacciono – Allora perchè li stai ascoltando? – Perchè li ami tu e io amo te.”

Innamorarsi di Grizz, odiare la sua vita ma adorare il modo in cui ama, assoluto, un amore che è capace di sacrificio, capace di morire, capace di durare eternamente.

“Ero innamorata di Griss. Odiavo quello che faceva, ma lo amavo. Sfortunatamente, il mio amore per lui mi stava portando a odiare me stessa.”

Lui il capo dell’esercito di satana, lei vittima della sindrome di Stoccolma, un amore capace di mentire, di difendere, un amore che seppur sbagliato, nocivo, velenoso, ci fa assaporare ancora una volta il gusto dell’amore vero.

Complimenti, ottima lettura, sconvolgente, epilogo inaspettato.

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