Recensione “Nove mesi per innamorarsi” di Maia

 

Alla soglia dei trent’anni, Diana sente di essere molto vicina al raggiungimento di tutti i suoi obiettivi: ha una carriera bene avviata come wedding planner e si gode la frizzante vita sociale milanese, ricca di stimoli e occasioni mondane. Quando Roberto, l’uomo che frequentava da quasi un anno, la lascia senza spiegazioni, per Diana è una doccia fredda. E così, decisa a concentrarsi sul lavoro, accetta l’ingaggio che la porterà a trasferirsi per alcuni mesi nelle lussureggianti campagne intorno a Benevento, per organizzare il matrimonio da favola di una nota influencer. Il luogo dell’evento non è distante dalla casa dei nonni, che si offrono di ospitarla. Ma nonostante il calore con cui la famiglia la accoglie, e nonostante il bisogno di non pensare troppo al suo cuore spezzato, abituarsi alla vita di campagna è più difficile del previsto. Tra la mancanza di comfort, la connessione internet ballerina e le estenuanti frecciatine di Noah, il ragazzo che aiuta i nonni nella gestione dei terreni e degli animali, la pazienza di Diana viene messa a dura prova. Riuscirà a concedere alla sua nuova vita – e a sé stessa – un’occasione per ritrovare la felicità perduta? Sono diversi in tutto e si detestano… Ma allora perché non riescono a stare lontani?

 

È la commedia dell’anno e a dicembre, si sa, i bilanci delle letture sono all’ordine del giorno.

Un bel mix di amore, romanticismo e ironia.

Frizzante come la protagonista, imponente come Noah, colorato e passionale come la nostra Italia, che fa da sfondo.

La nostra Diana, wedding planner trentenne, si trasferisce per alcuni mesi dai nonni a Benevento; la bella milanese cambierà totalmente la sua vita e le sue abitudini per ritrovare se stessa dopo esser stata lasciata senza una spiegazione, tramite messaggio, da Roberto.

Mi sono sentita coccolata in questa storia che è iniziata in maniera ironica, con quel pizzico di egoismo ed egocentrismo milanese, il sentirsi su di un piedistallo nei confronti dei piccoli borghesi provinciali del sud, ma le vicissitudini della protagonista ci porteranno a ridere a crepapelle.

 

“La vita non si programma. Si respira, si divora, si vive.”

 

Leggendo questo libro ho ritrovato il ricordo dei miei cugini liguri che, con la puzza sotto il naso, ogni anno scendevano in Sicilia. Avevano un alone di snobbismo nei confronti dei parenti siciliani, carattere e opinioni che variavano nel corso dell’estate e che puntualmente riportavano l’estate seguente.

È un viaggio inaspettato nelle campagne lussureggianti e “insidiose” di Benevento, tra mucche e pascoli, stalle e olezzo, cucina tipica con abbondante carne contro yogurt e cereali classici per la linea.

In tutto questo andirivieni di ricordi e di nuove abitudini, ecco che Noah inizia a far sentire la sua presenza, taciturna e un po’ burbera ma così protettiva che sarà difficile allontanarlo.

A tratti ci commuoveremo per le lettere indirizzate al padre ma rideremo per  le imprese titaniche per la connessione internet; i nonni sono energia pura, le amiche di una volta, la sicurezza di Noah, e poi… la scoperta.

Quella che potrebbe rimettere tutto nella situazione iniziale.

 

“Tu sei stato il mio Jack di Titanic: mi hai salvata in tutti i modi possibili in cui una ragazza può essere salvata.”

 

Ma i loro mondi sono troppo distanti tra di loro…

Inutile dire che io sono caduta nella rete del bel contadino muscoloso, barba incolta e capelli scompigliati, altro che perfezionismo!

 

 

Anna

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