Recensione “Non chiamatela Cinderella” di Flora A. Gallert

 

 

 

Grace ha due perfide sorellastre, una matrigna e ha perso suo padre. Lavora nell’hotel di famiglia come lavapiatti e per tutto lo staff lei è diventata Cindy, diminutivo di Cinderella. Quando poi si scontra con il bel principino italiano Damiano Della Rovere, il pensiero di essere finita per davvero in quella favola e di avere quindi il suo meritato lieto fine, inizia a stuzzicarla. Soprattutto perché il principe in questione è bellissimo, ricco e sembra sul serio interessato a lei. Ma quando si sveglia nella sua suite e precisamente tra le sue lenzuola, è giunto il momento di fuggire di nascosto, a quel punto trovare le scarpette è facile, mentre recuperare il perizoma un po’ meno. Presto Cindy intuisce che tutta questa faccenda è stata solo un’illusione. Le favole non esistono, e forse nemmeno i principi.

Damiano è a Miami per un motivo preciso: accrescere il suo “regno” e ottenere così l’approvazione del padre. L’incontro / scontro con quella ragazza bella e dolce, però, finirà per trascinarlo in una storia tanto romantica quanto bizzarra. Soprattutto quando scoprirà che in Hotel non c’è nessun ospite di nome Cindy. Ma allora, con chi ha passato l’intera notte? Chi è quell’angelo dall’aria ingenua che gli ha rifilato una marea di bugie?

E per Cindy… È giunta l’ora della favola della buonanotte, o di risvegliarsi da un sogno trasformatosi in un gran bel pasticcio?

Vado un po’ controcorrente rispetto alle recensioni su questo romanzo.

Persuasa dalle stelline e dai commenti positivi in cui mi sono imbattuta, infatti, ho scelto di leggerlo fra le tante proposte a disposizione, ma ora che l’ho concluso sono un po’ perplessa.

Sì, si legge in un soffio e la storia è carina, tuttavia non mi aspettavo che fosse così leggera, in tutti i sensi. Ogni cosa avviene velocemente e per questo, almeno dal mio punto di vista, il coinvolgimento del lettore ne risente. Non sono riuscita a entrare nella storia, a viverla, a provare emozioni. Sarà perché, a mio avviso, tutto accade senza particolare pathos; sarà perché i protagonisti entrano ed escono dalle scene senza lasciare un’impronta forte e decisa; sarà perché anche i dialoghi non sono molto profondi e le ambientazioni, per lo più descrittive, non creano molta atmosfera; sarà perché il protagonista maschile mi è sembrato un po’ “debole” strutturalmente, con un modo di pensare molto più vicino al mondo femminile; sarà perché nel testo sono presenti molti errori grammaticali che stonano abbastanza…

Non so, questa lettura non mi ha convinta del tutto, ma ovviamente ciò che è vero per me non dev’esserlo anche per voi (infatti molte altre recensioni sono state più che positive).

Sicuramente è una bella rivisitazione in chiave moderna della fiaba di Cenerentola, gli ingredienti ci sono tutti (matrigna, sorellastre, un principe) ma credo davvero che questo romanzo potesse rendere di più.

Detto questo, la storia è comunque piacevole e regala qualche ora di svago e spensieratezza.

ELEONORA

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