Recensione “N.S.O.E.” di Vansky

Sette sconosciuti si ritrovano in una hall di un lussuoso hotel a New York, scelti da un misterioso Pastore, per un viaggio con destinazione Los Angeles. I sette partiranno, senza l’artefice del progetto, il quale all’ultimo non si presenterà. Attraverseranno deserti, luoghi sperduti sotto cieli infiniti, passando per metropoli affollate, toccando i luoghi più spettacolari d’America. Ma ben presto il viaggio li porterà a valicare altri confini: verseranno lacrime, esploderanno di rabbia, rideranno a crepapelle fino a raggiungere il limite della loro anima, confrontandosi con il loro passato e con quel senso di alienazione che li ha condotti a saltare in quel viaggio per ritrovare la fiducia nella vita e nei sogni impossibili. Balleranno sotto la pioggia, celeranno e sveleranno segreti, dipingeranno paesaggi surreali, spezzeranno legami, brinderanno di gioia, faranno promesse d’amore, punteranno a tutta velocità verso mete inattese. Toccheranno con mano l’essenza primitiva dell’esistenza e nella ricerca affannosa dei propri sogni improvvisamente l’inaspettato travolgerà il loro percorso, infrangendo l’incanto del viaggio e costringendoli a ricercare nuovi sogni per cui vivere, realizzando così il progetto del Pastore.

 

Bel libro, scritto bene.

Bello l’inizio con la storia di un elefante che ha sempre sognato di volare, ma a cui sono state presto tarpate le ali… fino a quando, un giorno, dopo troppi anni, non vede un cucciolo che ha trovato il modo, uno diverso dal suo, di raggiungere quel sogno.

Da qui, parte una storia che sembra allontanarsi, e anche di molto, da quell’immagine di speranza. Conosciamo diversi personaggi, ognuno con un proprio vissuto e un proprio dolore estremamente profondo. Ognuno con un bagaglio talmente vuoto, da non poter fare altro che riempirlo nel corso di quel viaggio che vedrà la crescita e la presa di coscienza della propria esistenza da parte di ciascuno di loro e, sì, anche di noi lettori.

Ogni personaggio ha un sogno, di cui verremo piano piano a conoscenza, conoscendoli sempre di più, tramite le loro emozioni e sensazioni. Questo libro è un viaggio attraverso Stati e stati d’animo, in cui dolore, rimpianto, speranza e accettazione ruotano in un cerchio perenne. Conosciamo la verità di tutti i personaggi quasi solo alla fine, quando devono scegliere tra accettare il passato e fare un passo verso il futuro o restare ancorati lì, nel dolore, trascinati nel baratro che li chiama a gran voce.

È un viaggio che intraprendiamo anche noi che leggiamo, e confesso di aver avuto difficoltà, certi giorni, a proseguire, perché vedevo tutto troppo negativo, senza capire che ciò che ho dentro io non doveva rispecchiare lo stato d’animo dei protagonisti, ma dovevo, comunque, essere pronta ad accettare il loro desiderio o la mancanza di esso.

Non è stato facile da leggere perché mette il lettore a confronto con uno specchio che vede al di là del mero rifesso. Tra i vari personaggi, troverete di certo qualcuno con cui vi sentirete più in sintonia rispetto ad altri, e qualcuno che proprio non sopporterete. Capirete loro e, forse, vi capirete un po’ anche voi.

Impareremo o ricorderemo che ognuno vive il dolore a proprio modo e nessun altro può dirci come affrontarlo, ma solo sostenerci e supportarci reciprocamente. Esserci, spesso, ha più valore di qualche parola. Non dobbiamo smettere di ricordare a quel bambino dentro di noi che il sogno che aveva può ancora esistere ed essere realizzato, sia come lo si è sempre immaginato, sia cambiando prospettiva e trovando un altro modo. L’elefante non ha le ali, ma può volare lo stesso lanciandosi da una cascata…

Qualunque sia la direzione dei nostri sogni, dobbiamo cercare di realizzarli, anche dovessimo cambiare la rotta che ci eravamo prefissati. Nord. Sud. Ovest. Est.

 

Tutta questa riflessione è ciò che ho percepito e capito dal libro che consiglio di leggere, anche solo per riflettere sulle possibilità della vita.

 

firma Claudia

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