Recensione “Mel. Black sun.” di Milka Gozzer

 

 

 

Nel 2049, una strana esplosione nucleare ha ridotto il pianeta in un insieme di macerie infuocate; il sole è diventato una palla infernale che brucia qualsiasi cosa al suo passaggio, e solo i più ricchi sono riusciti a salvarsi dall’Apocalisse, grazie ad avanzati bunker sotterranei in grado di proteggerli dalle radiazioni.

In questo scenario desolato, dove gli umani sono costretti a vivere sottoterra come topi, il dottor Red trova il modo di penetrare nei ricordi di Vero Coretti, una strana donna inspiegabilmente finita in coma, che serba ancora ricordi di quando la Terra era un pianeta ospitale e pieno di vegetazione, gli umani erano davvero liberi e solo i Governi centrali sembravano sapere che qualcosa di orribile sarebbe presto accaduto…

Chi ha fatto del male a Vero Coretti, e perché qualcuno che si nasconde nell’ombra sembra volerne a tutti i costi impedire il risveglio?

Un distopico aspro, da un’autrice che sa il fatto suo e che ha voluto instillare la sua passione per il giornalismo anche dentro la sua  Vero.
Vero e basta, non un diminutivo di Veronica, è la protagonista che conosceremo grazie alle memorie del suo passato, giacché nel suo presente la troviamo praticamente sempre in coma.
Cosa è successo a questa anziana signora dall’animo alternativo? Chi e cosa l’ha fatta sprofondare in uno stato di coma? Nel futuro distopico in cui vive Vero Coretti, non c’è solo la razza umana ad abitarla, ma anche l’intelligenza artificiale in corpi androidi e umani “ricostruiti” dopo la terribile tempesta nucleare del 2032 che ha fatto strage di umanità.

In questo futuro non si sta in paziente attesa che una persona esca dal coma: dopo cinque giorni finisci direttamente in eutanasia. Troppo pochi i giorni a disposizione per Mel, l’androide che dirige il reparto di ricerca , per scoprire l’accaduto e cercare una soluzione, ma si interfaccia continuamente con la figlia e la nipote di Vero  per scoprire l’accaduto, mentre forze interne ed esterne cercano di sabotarla.
Il dottor Red invece sta mettendo a punto un algoritmo per unire le menti e i ricordi delle persone e prende Vero come cavia per insinuarsi nella sua memoria, scoprendo una persona molto più vicina a lui di quanto pensasse. Vivrà in simbiosi le esperienze vissute da Vero  da ragazza e recupererà quella memoria del suo passato che gli era stata cancellata dopo la prima grande tempesta, quando era stato portato via alla sua famiglia dai Governi centrali, per essere salvato insieme ad altri ragazzini.
Passeremo da un passato nel quale Vero vive la sua giovinezza opponendosi alla famiglia borghese, diventandone la pecora nera. Lei e i suoi amici più intimi, le sue dr Martens fedeli compagne,  i lavori di fortuna, le sbronze, gli stupefacenti, il desiderio di andarsene e diventare reporter di guerra; l’anticonformismo e la lingua biforcuta la possono fare amare o meno, ma sicuramente è un personaggio forte e di impatto.
Questa forza la ha accompagnata nel corso degli anni, trasmettendo la sua essenza direttamente alla nipote, Stella, che si batte affinché si trovi una cura per risvegliare la nonna. Il futuro nel quale vivono appare freddo e sterile, le tempeste nucleari che ciclicamente si ripropongono mettono in lockdown il mondo. Solo gli androidi e i modificati possono uscire senza danni, e questi ultimi si nascondono abilmente spacciandosi per umani, mantenendo però un aspetto più giovane e in salute.
Le indagini cercano di identificare la sostanza che è stata in contatto con Vero, e di conseguenza anche cercare il responsabile di questo atto criminoso.
I personaggi sono ben caratterizzati e c’è questo abisso di sensazioni che il lettore prova quando passa fra il passato e il presente (futuro), come passare continuamente da un tripudio di tinte accese ad un anonimo bianco accecante, dal caldo al gelo, dallo speziato all’insipido.
Mi ha un po’ disorientata non sapere esattamente il luogo nel quale i fatti si svolgono, perché si accenna a Beverly Hills ma i nomi dei personaggi sono tutti italiani e si accenna all’euro come valuta. La narrazione non è del tutto scorrevole, ho impiegato diversi giorni a terminarlo e molti passaggi mi hanno annoiata,  ma verso la fine ha riacquistato forza e il finale mi ha dato soddisfazione.

firma Anna

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