Recensione “MADE IN GARBATELLA” di Laura Nottari

 

Un matrimonio perfetto, un figlio intelligentissimo e un attico a Ponte Milvio: la vita di Lavinia e Claudio è a dir poco invidiabile. Manca solo un secondogenito all’appello, ma il progetto viene infranto da un’inattesa diagnosi di infertilità, che distrugge il castello dorato dei due ricchi borghesi romani. Così, reduce dall’inevitabile divorzio, Lavinia decide di cercare l’uomo con cui ha commesso l’unica follia della sua vita. Sganciare una bomba del genere, però, non è semplice, soprattutto se lui è un colosso dai modi spiccioli, e dal gergo più romanesco del quartiere in cui vive: Garbatella.

Enzo Mazzarelli si divide tra la gastronomia dei suoi genitori e il ruolo di padre single. Alle porte dei quarant’anni ha tanti rimpianti quanti sono i tatuaggi che sfoggia. Non cerca l’amore, eppure rimane vittima del fascino di Lavinia, che invece sembra restia ai sentimentalismi.

Nasce così la ricetta per un disastro familiare (e romantico) annunciato, tra divari sociali, figli prossimi alla maggiore età, padri mancati, uccellini da catalogare, segreti, errori e sogni rimasti tali. Ma Garbatella, da che è stata fondata, è capace di magie uniche e tra i suoi vicoli, cortili e panni stesi, innamorarsi e sperare in qualcosa di bello per il futuro diventa semplice come pronunciare un daje!

 

Lo stile frizzante di questa autrice mi ha travolto!
Nonostante abbia altri suoi romanzi nella “pila della vergogna”, ho voluto iniziare dall’ultimo, trovandolo piacevolissimo. Non poteva essere da meno visto il piglio che avevo già notato in lei al FRI, quando l’ho conosciuta.

Prenotatevi quindi un massaggio kobido (forse nel salone di Lavinia li fanno), perché a stare tutto il tempo della lettura con sorriso e mezzo sopracciglio alzato vi farà venire le rughe!

 

Come si evince dal titolo questo romanzo è ambientato nella Capitale:

 

Garbatella un tassello di Roma in cui il folklore e il sentito dire superavano la vera conoscenza

 

“Come se fa a nun ama’ sto posto? Te dà l’idea che nun sei mai solo, pure se stai da solo a casa.”

 

E questo romanzo si rivelerà allo stesso modo: i personaggi principali sembrano essere due, ma più ti allarghi nella storia e più comprenderai che sono tutti protagonisti a modo loro. Ognuno dona il suo contributo per arricchire o incasinare la storia.

Lavinia Gatti ha la sindrome da super donna, ha dovuto organizzarsi minuziosamente, soprattutto dopo il divorzio, per poter gestire tutti gli aspetti della sua vita, dal figlio al lavoro. Abita in una casa magnifica a Ponte Milvio e dirige il suo centro estetico (anche se preferirebbe “sporcarsi le mani”). Una tipetta borghesissima e perfettina insomma:

 

“Se in apparenza Lavinia sembrava morbida e incoraggiante, dentro aveva un carattere malleabile quanto una traversina e un livello di simpatia che faceva a gara col totale di spermatozoi del suo consorte.”

 

Lavinia ha vissuto la vita che i genitori le hanno cucito addosso, sposando chi le hanno “raccomandato” e avviando l’attività che loro le hanno concesso. È una bambola bellissima manovrata come un burattino, ma l’incontro con Enzo e con la sua realtà la faranno destare come la bella addormentata nel bosco.

 

“Lei aveva vissuto la favola, lei era la scema da non disturbare mentre saltellava nel sogno”

 

Enzo è un tipo coattissimo, ma dalla simpatia prorompente, riuscirà a spettinare e a ripettinare Lavinia ogni volta che aprirà bocca. Un tipo un po’ alla Giulio Cesaroni ma con meno figli e più muscoli, stessa vena ironica, ego smisurato e un senso paterno da dieci e lode.

 

“Grosso e muscoloso, calzava il suo fisico da pesi massimi con coattaggine e leggerezza, vestiti attillati nei punti giusti, e molta consapevolezza dell’ascendente che aveva sulle donne”

 

Lavora come agronomo nella bottega di prodotti tipici romani di famiglia, ha una figlia la cui madre si è volatilizzata quando Elisa era piccolina, e si è speso anima e corpo per seguirla ‘sta fija.

 

Elisa è una quasi diciottenne in gamba, riflessiva, matura, con la passione per tutto ciò che riconduca al Giappone, ed è la sola priorità nella vita di Enzo

 

 

 

“Elisa è l’anima mia dentro n’antro corpo”

“Elisa era diventata il suo baricentro, il perdono che non si era mai concesso”

 

Enzo è travolgente, si fa in quattro per aiutare tutti, ha sempre la battuta pronta per lusingare la gonnella di turno, che sia giovane o, come nel caso della vicina Gelsomina, ha superato gli 80 e le vuole bene come una nonna.

“Enzarè ‘a smetti o no de fatte ‘a guera? Invece de aggiusta’ sta moto, sistemate er core, che senza quello nun vai da nessuna parte”

 

“Gersomì c’ho una paura assurda. De sbaja’, de fa’ ‘a cosa giusta, de nun fa’ gnente e de fa’ troppo”

 

Dal vano della sua finestra, con l’immancabile gatto sonnacchioso, Gelsomina è la confidente di Enzo, l’ha visto crescere e la sua saggezza è un tesoro prezioso che lui custodisce con cura.

 

Claudio è l’ex marito di Lavinia, il portatore di corna, per buona parte del romanzo è un’entità astratta e pure un poco antipatica, ma quando ci degnerà della sua presenza si rivelerà un uomo favoloso. Dalla situazione che si è palesata ha avuto uno shock non indifferente, tutta la sua vita gli è parsa una menzogna, ma ha saputo uscirne, reinventarsi e diventare un uomo nuovo

“Sono stanco di navigare controvento. Preferisco seguirlo, vedere dove va”

 

Tengo volutamente per ultimo Giordano, il fulcro della storia. Questo “piccolo principe”, un ometto fatto e finito con una saggezza intrinseca inconsueta per un bambino. Enzo ne è immediatamente rapito, anche prima di saperlo sangue del suo sangue. Anche se all’inizio lo vede un po’ anomalo per essere così piccolo.

 

“c’era da chiamare subito in esorcista per l’infanzia, un riavvolgi bimbo, un resetta pargolo!”

 

La trama la deduciamo dalla sinossi e vedremo quindi Lavinia cercare di riprendere i contatti con Enzo, col quale aveva avuto una avventura da una notte, in un momento di crisi col fidanzato. Avendo la conferma durante una visita che Giordano non può essere suo figlio in quanto si scopre sterile, Claudio, da personcina matura e ragionevole, molla moglie e falso figlio da un momento all’altro. Ma avrà modo di recuperare terreno con i protagonisti e anche con noi.

Mesi dopo la scoperta sulla paternità, Lavi vuole chiudere il cerchio cercando Enzo, per spirito forse di verità, decidendo di procedere per gradi con la sua conoscenza.

Enzo sembra essere tutto tranne che un principe azzurro, Il suo vocabolario più che essere un arcobaleno di parole ed epiteti, è tutto il campionario della Pantone.

Degli ultimi 10 anni!

 

“Manco te conosco che già puntualizzi, chiedi, fai…Aò, scala ‘na marcia, Barbie, che così te ‘ngolfi”

 

L’ilarità iniziale cede il passo alla storia dei due personaggi che, come tutte le persone normali, ricche o povere che possano essere, hanno i loro problemi.
Enzo ha un passato difficile ma è anche quel tipo di uomo che dagli errori ha tratto insegnamento, avoja se ha imparato, ma si è creato la sua prigione mentale, la sua comfort zone per sopravvivere. Esser passato attraverso tante sofferenze lo ha reso profondamente saggio, soprattutto per le cose pratiche e i rapporti umani ha una sensibilità fuori dal comune che lo rende empatico anche quando non dovrebbe.

 

“Anche se non sventolava titoloni di studio o patrimoni, Enzo aveva una ricchezza umana sconfinata”

 

Lavinia dopo un momento di incredulità iniziale si rende conto che quello che sente per Enzo, la sua famiglia e il suo quartiere caciarone, sono quanto di più autentico possa aver provato fino a quel momento. La tentazione di scendere dal tacco 12 e riemergere dagli strati di make up è forte, e con Enzo si appresta a fare scoperte culinarie ed emozionali che non aveva mai preso in considerazione.

 

“Con Enzo accadeva una cosa bella: le cose complicate apparivano semplici”

 

La sua semplicità, la schiettezza la trasformano e, inevitabilmente, si innamora.

 

“Io nun so ‘n omo tutto de ‘n pezzo che nun deve chiede mai, io de quella giusta me innamoro de brutto e soffro come ‘n cane. Ho er sospetto che te me farai pure ulula’”

 

 

Sono due genitori single, Enzo ci è passato prima di lei, e la capisce più di quanto possa credere

 

“Te sento vicina, pure se stai su ‘n antro universo rispetto a me”

 

Chi ha per primo delle reticenze è proprio Enzo, che non riesce a spiegarsi cosa voglia quella Principè da lui, ma nonostante tutto le apre il cuore, la casa, la sua vita, donandosi interamente, lasciandole i suoi margini di movimento

 

“Sto a ‘na stanza da te”

 

Posso affermare di essere rimasta entusiasta di questo romanzo, che riesce a trasformare le difficoltà che la vita ti mette davanti in situazioni che mai avresti potuto immaginare.

Ricco di risate, saggezza e buoni sentimenti, “vedi” le immagini come fosse una sit com, e ti pare pure di “sentirli” i loro discorsi:
in automatico il cervello si commuta sul romanesco e non riesci ad evitare la metamorfosi e ti pare pure spontaneo che qualche termine ti esca “grezzo”.

La voce narrante è stata particolarmente preziosa, ha illustrato e raccontato creando un contorno alla storia semplicemente perfetto.

 

“’Na famija so’ semplicemente persone che se vojono bene e che pensano all’altri come parte de sé”

Laura io spero tanto che qualcuno voglia trasformare questo tuo romanzo in un prodotto televisivo, sarebbe veramente bellissimo!

 

 

Anna

firma Claudia

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