Recensione “L’urlo di Fedra” di Laura Shepperson

 

Fedra è una regina potente, nipote di un dio, strappata agli splendori della corte di Cnosso, a Creta, per diventare la moglie del nobile Teseo, uccisore del Minotauro e legittimo re di Atene. Ma l’impassibile regina è in realtà una donna infelice, legata a un uomo assetato di potere, opportunista. Qualcuno di cui non ci si può fidare. Ippolito, il figlio di Teseo, si è votato alla dea vergine Artemide e disprezza le donne, arrivando persino a insultare la divina Afrodite, regina dell’amore. Predilige la preghiera e la caccia e per tutti è un modello di virtù. Ma dietro la facciata di fanciullo devoto si nasconde un’altra realtà. Fedra osserva silenziosa, nei corridoi del grande palazzo. La bellezza di Ippolito, la sua freddezza glaciale, le sue vesti immacolate e caste. Si tiene a distanza, perché è sola, con un marito assente. Fin quando non accade l’impensabile. Ippolito, accusato di violenza dalla sua stessa matrigna, si difende fino a mettere in dubbio le parole della giovane regina Fedra e la sua credibilità. Ci deve essere giustizia. Ci sarà giustizia. Ma per chi?

 

 

Il libro si pone come un urlo di dolore e di giustizia per le donne dell’antica Grecia che subirono violenza.

Una rivisitazione della figura di Fedra, sorella di Arianna, un’eco delle donne ateniesi.

Il romanzo presenta diversi POV, da quello di Fedra a quelli che le stanno attorno: Xenethippe, Elia, Kandake, Medea e così via. In prima battuta la presenza di tutti questi pov potrebbe confondere, ma alla fine si rivelano funzionali per l’analisi e l’ottimizzazione dei pensieri sconosciuti dei vari personaggi.

Non abbiamo l’happy ending e come ben sapete lo sviluppo della storia ha delle conseguenze amare per la protagonista.

Tra i protagonisti da evidenziare Teseo e Ippolito, coloro che mettono più di uno zampino nella vita di Fedra e che li segnerà nel profondo.

Il romanzo è strutturato come se fosse una tragedia greca, suddiviso in tre atti intervallati dalla presenza di un coro, un po’ lento in certi tratti e più scorrevole in altri.

Un libro diverso dal solito, per chi ama i miti greci e le tragedie greche.

 

 

Anna

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