Recensione “L’invito” di Marco Rassu

UN INVITO, una riunione fuori dagli schemi, un viaggio lungo le infinite prospettive dell’essere.

Il milionario di Wall Street, l’eschimese, l’operaio, l’attore di Hollywood, il cacciatore della Papua Nuova Guinea e tanti altri personaggi si incontrano per confrontarsi su tematiche interessanti… insieme al surfista, Marco.

L’autore “usa” le loro parole, talvolta volutamente retoriche, come spunti di riflessioni più profonde e regala input importanti al lettore attento.

Una storia fantastica impregnata di visioni e pensieri che hanno l’ambizione di portare l’attenzione del lettore su differenti punti di vista e stimolarlo a tirare fuori la sua opinione.

L’autore si scopre, mescolando riflessioni con flashback autobiografici e ripercorrendo tratti di vita immortalati nella memoria.

 

 

Hi readers Sale e Pepe, 

Oggi parliamo della raccolta di racconti dal titolo “L’invito” di Marco Rassu, che ringrazio per la copia e per aver atteso con pazienza il mio pensiero sulla sua opera. 

Questo libro si legge in poche ore, ma dà molto materiale su cui pensare. E questo è sia il suo miglior pregio che il suo peggior difetto. Difatti, a mio parere, direi che la grande quantità di argomenti non ha un vero è proprio focus. 

Questo può sì portare a una riflessione molto lunga sulla molteplicità di ciò che si è letto, ma allo stesso tempo, per me, lascia il tempo che trova. Infatti, l’eccessiva divisione mi ha portato a non soffermarmi su nulla in particolare, senza approfondire la mie stesse riflessioni. 

Forse era proprio questo l’intento, non lo so, però ancora dopo tanto tempo non riesco a capire cosa mi sia rimasto di concreto e che non avessi mai provato o assimilato prima da questo libro.

L’autore ha scelto di moltiplicare i punti di vista, di spostare lo sguardo continuamente, senza mai soffermarsi, ma giocando con i flussi dei vari discorsi delle voci narranti. 

Voci  tutte diverse: Il milionario di Wall Street, l’eschimese, l’operaio, l’attore di Hollywood, il cacciatore della Papua Nuova Guinea e tanti altri che insieme al surfista, Marco, però, creano qualcosa di particolare, le loro riflessioni si fondono in un grande discorso omogeneo sulla verità. 

 

Non sempre sono stata d’accordo con chi parlava o con gli interlocutori. Altre volte, ho trovato ciò che leggevo sterile, altre invece ho apprezzato molto i discorsi. Però, come dicevo prima, trattando così “sommariamente” le cose, non sono neanche riuscita a dare un giudizio più approfondito. 

Per cui, questo è sicuramente un libro con un messaggio. Vuole farci capire che porsi umilmente all’ascolto della vita e mettersi nei panni dell’altro può farci comprendere in maniera più vera ciò che ci circonda, che non siamo possessori di verità assolute e che esistono mille diverse sfumature di essa. E questo l’ho percepito, anche se non nella maniera che mi sarei aspettata.
Al di là dei difetti, una buona lettura che consiglio comunque.

 

 

firma Claudia

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