Recensione “L’INFERNO DI ICE – Il tormento” di Elle Razzamaglia

 

 

 

 

 

Mi guardo nello specchio e mi sorprende non rivedere il volto di quel bambino. Mi volto spaesato e ciò che mi circonda, mi fa concretizzare che adesso sono molto lontano da quel passato, che mi tiene ancorato a esso, come se quel bambino avesse la necessità di sapermi qui, a ripensarlo e a provare pena per quello che sta soffrendo. Justice Jedd vorrebbe lasciarsi alle spalle quel ragazzo, ma quel ragazzo ha bisogno della presenza di Justice Jedd, per andare avanti, per sopravvivere e non soccombere. Ci aggrappiamo l’uno all’altro: io lo faccio per persuadermi e per prendere consapevolezza di quanto sono fortunato adesso e lui per farsi forza, cosciente che un giorno otterrà tutto quello che ho conquistato io, in questi lunghi anni! Una catena lunga venticinque anni, che continua a tenere legate due persone totalmente diverse, ma che non possono fare a meno l’una dell’altra. Ho paura di lasciare andare quel ragazzo, perché temo che si sentirebbe abbandonato anche da me e che si arrenderebbe a un destino che non promette nulla di buono.

Premetto che a me piace come scrive Elle Razzamaglia, la sua scrittura fluida, le sue ambientazioni e le sue storie non scontate, quindi sono di parte. Ho aspettato con ansia questa sua nuova opera immaginando e soprattutto sperando che scrivesse non il solito Romance.

Non riesco a catalogare, appunto, questo libro come un romance, forse nemmeno Elle stessa, mi sembra più un racconto, sapete… Tipo un racconto di vita, un monologo del protagonista in prosa. E che prosa!!!

E’ la storia di Justice Jedd, Ice.

E’ un libro che tocca le corde del cuore, i tessuti più profondi di quel muscolo involontario, una storia che lascia il segno.

Elle ha saputo accompagnarci in questo nuovo viaggio. Mi sono sentita presa per mano e lentamente accompagnata ad affondare i passi su quel sentiero fatto anche di fango, anzi, soprattutto fango. Ci ha saputo svelare la storia di Ice, con quella dolce suspense, leggevi e non ti accorgevi delle pagine che scorrevano sull’e-book, ci ha portati, tramite flashback, a vivere e rivivere quel passato oscuro, nascosto, impenetrabile. Ho adorato questo suo modo di svelare le carte.

I suoi libri sono sempre una bella scoperta.

Ha tolto lentamente il velo sull’opera di un museo, quel telo nero che copre la visuale. Abilmente, come una vera amante dell’arte, ha saputo portarci lì in fondo al cuore di Ice, a vivere il suo tormento, il suo passato, ha saputo descrivere quei colori cupi con destrezza e la giusta dose di estraneità.

Ho apprezzato il suo tatto nell’affrontare un tema forte, cruento e discutibile, la sua maestria è stata proprio quella di portarci lentamente nel mondo di Ice.

Ho fatto fatica a chiudere infatti il libro per andare a dormir,e perchè a mio avviso non ci sono capitoli conclusivi con un punto fermo, non c’è uno stop alla storia leggendo, tu leggi di vita, del tormento lento e intoccabile di Ice. Scopri il suo cuore frantumato, spezzato in un lontano passato, eppure senti ancora quel rumore che fa eco nel presente.

Ho adorato il passo “Mi sento come se stessi per scoprire un nuovo mondo e continuo ad avanzare sempre più convinto, fino a ritrovarmi davanti una visione celestiale, che aleggia tra il tempo che fu e il presente, proprio come me!”. Quel bambino che è ancora in lui.

Ho amato la sua “innocenza” appunto: “Com’è possibile che in me vivano l’esperto e il debuttante?”, la sua meraviglia di scoprire che anche il suo cuore batte: “Non inizia a palpitare quando ce l’ho davanti e non smette di pulsare, quando non è al mio fianco.”

Meravigliosa Elle, Macchiavellica direi anche, ha sviluppato nella trama passi ironici come le conversazioni con Elisabeth, anche lei da tenere in considerazione, anche lei grande protagonista. Questo personaggio mi ha intrigato fin da subito.

Non so cosa ci aspetterà nel secondo libro, ma con il primo ha posto delle buone basi.

Complimenti.

RECENSIONE DI
ENZA

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