Recensione “L’impero dei dannati” di Jay Kristoff

 

Gabriel de León è riuscito a salvare dalla morte il Santo Graal, ma non ha più alcuna possibilità di fermare la notte senza fine. Dopo aver voltato le spalle ai suoi confratelli Santi d’argento una volta per tutte, insieme al Graal Gabriel si mette alla ricerca del modo per porre fine al sine die. Ma l’ultimo dei Santi d’argento dovrà affrontare molti pericoli, interni ed esterni. Inseguito dai figli del Re Sempiterno, trascinato dentro conflitti e intrighi intessuti attraverso i secoli, tormentato dalla sua stessa crescente sete di sangue, Gabriel potrebbe non vivere abbastanza a lungo da vedere rivelata la verità del Graal. Una verità forse troppo orrenda anche solo da immaginare.

 

 

 

Non è un romanzo per cuori teneri e puri, dovrete sporcarvi gli occhi, le orecchie e i pensieri per riuscire ad attingere alla forza che questo autore infonde alle sue storie.

Ritorna Jay Kristoff con il suo attesissimo seguito de “L’impero del vampiro”.

Ritrovarsi nello stesso salottino in cui, nel primo volume, Gabriel de León ha narrato le sue (dis)avventure allo storico Jean Francois; una bottiglia di vino sul tavolino, due poltrone, un taccuino pieno di appunti e disegni, il racconto può proseguire…

 

“Danzavespro e vampira, chevalier caduto e Santo Graal”

 

Un coacervo di personaggi così diversi e in contrasto fra loro che mai ci si sarebbe aspettato vedere uniti, ma è anche vero che

 

“L’amore e la guerra creano strani alleati”

 

Cambia la compagnia ma la missione rimane la stessa: proteggere il Graal e cercare di porre fine al sine die.

Alla ricerca di chi possa svelare il ruolo di Dior per riportare la luce, la storia si arricchirà di nuovi e vecchi personaggi, una faticosa avanzata verso la verità che verrà ostacolata a ogni passo dai vampiri.

Un altro narratore si affiancherà a Gabe per completare la cronologia degli eventi e soddisfare la sete di verità di Jean Francois: Celene, la sorella di Gabe.

 

“Celene Castia spada dei Fedeli. Liathe del terribile Wulfrich”

L’ultima Liathe e l’ultimo Santo d’argento racconteranno la loro versione della storia, l’una alternandosi al racconto dell’altro, rivelandoci gli abomini che vengono commessi all’interno della corte del Cuornero mentre Gabe conoscerà quella dei Lunitrono. Il mondo affascinante dei danzavespro ci accoglierà con la sua magia, la sua organizzazione in clan, l’impronta gaelica sia nella lingua che nell’abbigliamento.

 

Ho ritrovato la familiare irriverenza, la rudezza, quella terminologia sporca che caratterizzano il protagonista, ma in questo prosièguo ho potuto intravedere anche il padre amorevole, quello che Gabe è stato per la sua Patience, quello che si dimostra con Dior e i personaggi più piccoli della storia.
È stato emozionante ricongiungersi ai protagonisti che tanto mi hanno tenuto compagnia; oltre a Gabe tutti diventano personaggi importanti ed è stato interessante vedere l’interazione e la collaborazione fra esseri di specie diverse, la forza di combattere al fianco di coloro che si reputavano nemici.

Menzione speciale per Bevicenere, la spada magica di Gabe, colei che parla alla mente di chi la impugna; danneggiata nello scontro col Sempiterno non è stata più la stessa, perde i colpi come una vecchina affetta da demenza senile, la troviamo che parla fra sé e sé di ricette, chiedere notizie di persone ormai defunte, non rendendosi nemmeno conto di dove si trovi… Gabe ha un legame fortissimo con la sua spada e la coccola e protegge come fosse un’anziana madre, rassicurandola e infondendole forza, chiedendo il suo aiuto che, in battaglia, sarà sempre puntuale e affidabile.

I secondi libri spesso deludono, questo ha rivelato interamente il suo potenziale!
Sarà assoluzione per Gabe che tornerà ad amare, rivelazione per Dior che comprenderà la portata del suo potere salvifico, conferma per la fede che Celene ha in lei. E Jean Francois ci piacerà un po’ di più, confidente più che inquisitore, ci delizieremo alle sue reazioni nell’apprendere i fatti, sorrideremo davanti agli epiteti coloriti che sono diventati il marchio di fabbrica di questo autore.
Sarà un evolversi di eventi, un crescendo che esploderà in una battaglia all’ultimo sangue(freddo), colpi di scena che si susseguono lasciandoci spiazzati per poi ridarci speranza e spezzarla nuovamente.

Una vita senza libri è una vita non vissuta. Dentro di essi si può trovare una magia come nessun’altra”

 

E la magia che trovo nei romanzi di Kristoff mi ha totalmente stregata e rapita, lasciandomi nuovamente orfana dei suoi personaggi, così peccaminosi ed autentici,  fino all’uscita del prossimo episodio della saga.

 

“Il fatto che un uomo sia sopravvissuto tanto a lungo da avere la barba grigia e le rughe non significa che abbia davvero vissuto. Vivere è rischiare. Temere e cadere. Un uomo deve danzare sui denti del drago per rubargli il fuoco dalla lingua. Molti ci provano e vengono bruciati vivi. Ma è meglio ballare e cadere che non aver mai ballato.”

 

 

 

Anna

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