Recensione “L’eredità dell’antiquario. Le indagini di Boretti e Orlandini, vol 2” di Giovanna Barbieri

 

Una nuova indagine intricata per gli ispettori Boretti e Olandini. Autunno 1982. Fiammetta e Guglielmo sono incaricati d’indagare sulla morte di un ricco antiquario, trovato picchiato a morte sul Lungarno Serristori. Il caso si rivela subito molto complicato, poiché la vittima è nota per le molteplici relazioni extraconiugali e frequenta un famoso locale gay. Quando altri efferati omicidi, a lui collegati, scuotono Firenze, i sospetti si moltiplicano. I due ispettori sono così coinvolti in un caso più grande di loro.

 

Giovanna Barbieri ci riporta nella Firenze negli anni ’80, in compagnia di Fiammetta e Guglielmo, gli ispettori che abbiamo già conosciuto nel primo episodio della serie.

La storia è sempre cara all’autrice che ha trovato il modo di impreziosire la trama facendo riferimenti al passato, anche in un giallo più o meno contemporaneo.

In questo romanzo la narrazione si snoda su un unico binario temporale, tranne un breve cenno iniziale agli anni del fascismo, ma nella risoluzione del caso ne capiremo l’importanza.

Un’indagine che vedrà coinvolto un famoso antiquario e altre persone a lui legate e Guglielmo si sentirà particolarmente toccato dai risvolti del caso. Quarant’anni fa l’omosessualità non era ancora “sdoganata” come oggi e le persone con una sessualità che oggi definiremmo fluida, erano spesso costrettE a matrimoni di facciata pur di non rovinare il buon nome delle famiglie, per poi dover vivere una vita nell’ombra.

Essendo un periodo storico che ho vissuto personalmente, mi sono rivista in quegli anni e ho potuto notare i progressi, non solo tecnologici, che ci sono stati nel frattempo, una cosa che mi ha fatto pensare è stata l’abuso del fumo di sigaretta all’interno degli uffici: mi sono sentita soffocare al solo ricordo!

Giovanna Barbieri è un’autrice versatile, avendo letto diversi suoi romanzi storici mi stupisco sempre del modo in cui riesca a modificare il suo stile narrativo a seconda del genere. Probabilmente se non avessi letto il suo nome in copertina non l’avrei riconosciuta e questa è una qualità enorme, come un attore che riesce a calarsi nella parte che deve impersonare, lei si adatta alla trama. Questo è un giallo investigativo quindi non ci saranno sdolcinerie o spicy (sarebbero veramente fuori luogo), ma un’analisi chirurgica dei fatti. La trama porta il lettore insieme ai protagonisti alla risoluzione del caso, con una esposizione razionale e attinente al contesto storico.

Seppur si parli di “soli” quarant’anni, la ricerca storica deve essere sempre condotta con perizia e questo è un campo nel quale Giovanna è decisamente competente.

 

 

 

Anna

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