Recensione “Le regole della trasferta” di Brigham Vaughn

Regola numero 1: L’hockey viene per primo

Come capitano di una squadra dell’NHL, il primo obiettivo dell’imminente stagione è semplice: portare gli Evanston River Otters fino alla Stanley Cup.

Regola numero 2: Solo in trasferta

Ma una sera inaspettatamente sexy con il suo migliore amico e compagno di squadra Ryan Hartinger sconvolge gli attenti piani di Zane e la sua sessualità.

Regola numero 3: Non innamorarti del tuo migliore amico

Quando iniziano a insinuarsi dei sentimenti, Zane dovrà decidere se è disposto a rinunciare alle regole e rischiare la propria carriera e l’amicizia per la possibilità di vincere tutto.

Avvertenze: Insulti omofobi e di genere. Menzione di tradimento (non tra i personaggi principali).

 

Hi readers Sale e Pepe, 

Oggi parliamo del libro “Le regole della trasferta”, primo volume della serie Le regole del gioco #1 di Brigham Vaughn. 



Per per prima cosa vorrei dire che amo gli sport romance, e se ci aggiungiamo il trope amici/amanti, per me diventa una storia irresistibile. Ecco perché avevo tante aspettative su questo libro, purtroppo solo in parte sono state soddisfatte. 

 

Zane e Ryan sono compagni di squadra, coinquilini, ma soprattutto amici. Tra loro c’è un legame che sembra impossibile da comprendere e da dividere.

La chimica, e non parlo di quella sessuale ma proprio di quella che li lega come amici è palese a chiunque li guardi anche solo per una volta, talmente tanto visibile che tutti pensano siano una coppia sin dal primo momento, anche quando effettivamente tra loro vi era solo amicizia e giocate ad hockey. 

 

“Non tutti capivano la sua devozione per Zane. Gli era stato detto in un paio di occasioni che era stato uno stupido per non essere andato in altre squadre, dove avrebbe potuto essere una star più grande e diventare capitano. Dove avrebbe potuto ricevere più denaro. Ma ogni volta che pensava di andare in una squadra diversa e non avere Zane accanto, gli sembrava tutto sbagliato. Zane era l’hockey e l’hockey era Zane”.



Questo libro tratta il “delicato” tema della scoperta della propria sessualità, ammetto che non lo fa con superficialità, ma, vuoi per l’età e il carattere dei protagonisti o vuoi per mille altri motivi, sicuramente c’è molta leggerezza, non che questo sia un male.

Se,poi, aggiungiamo che entrambi giocano a hockey, mi aspettavo un mix un po’ più scoppiettante. 

Posso anche dire che Zane e Ryan non sono due protagonisti mal caratterizzati, anche se secondo me c’è una punta di squilibrio che pende verso Zane, che essendo il più “spaventato” tra i due, ha qualche approfondimento in più.

Tutto sommato hanno due caratteri distinti e tutto il loro percorso di maturazione, quindi non posso lamentarmi più di tanto. 

Però…sì, c’è un però. 

 

Come avrete letto non ho detto nulla di troppo male, anzi, fino a qui sembrerebbe che mi sia piaciuto, la verità è che, se metto insieme i vari elementi, mi trovo di fronte a una storia… già vista, prevedibile e forse un po’ banale. 

Cioè, leggevo ma non ho avuto un imprinting con nessuno dei protagonisti e, già immaginando tutto quello che sarebbe successo, non avevo neanche quella spinta a proseguire, anzi, all’inizio ho fatto anche un po’ fatica per via di nomignoli nei dialoghi e qualche salto temporale non segnalato.

Non mi è dispiaciuto leggerlo, come dicevo è una lettura carina, il problema è proprio che non è nulla più di questo. 

 

Tivvy

 

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