Recensione “Le cinque rive” di Chiara Cecilia Santamaria

 

 

 

«Le guerre sono sempre giuste dal lato di chi le racconta»

Nella rigogliosa Riva di Vidrian fervono i preparativi per la Cerimonia della Destinazione, che ogni anno assegna i bambini del villaggio alla famiglia più adatta al loro Xen, il loro centro, e ne determina il posto nella società. A giocare un ruolo chiave nella Cerimonia sono gli Armon del Cerchio, l’autorità spirituale della riva. Il giovane Bram Cadaval, apprendista del Cerchio, è inquieto. Non solo i suoi progressi sono fermi, ma è tormentato da visioni improvvise alle quali non riesce a dare un senso. Questo, e la sua incapacità a sintonizzarsi con gli altri Armon, causano in lui enorme frustrazione. L’inquietudine diventa angoscia quando Aral, uno dei bambini che attende la sua Destinazione, sparisce misteriosamente. Partire per la missione alla ricerca di Aral rappresenta per Bram la possibilità di riscattarsi e dimostrare ciò che vale. Deva Loissen è la figlia di facoltosi commercianti di Riva di Terrena, abituata alla ricchezza e agli agi. La sua vita, però, è tenuta sotto costante controllo dalla famiglia a causa delle crisi autolesionistiche di cui talvolta è preda, come dimostra il suo viso, segnato da una vistosa cicatrice. Un giorno, al ritorno da una cavalcata, Deva assiste impotente allo sterminio della sua famiglia, bruciata da un inquietante fuoco nero. Scampa alla morte fuggendo, ferita, insieme al suo cavallo. Mentre Bram e Deva intraprendono un viaggio alla ricerca della salvezza, il fantasma della guerra che cento anni prima sconvolse le Cinque Rive sembra risvegliarsi, per chiedere a queste terre un nuovo tributo di sangue e morte.

 

 

Fantasy di tutto rispetto con tutti gli ingredienti miscelati al punto giusto.

 

In un mondo dove è stato stravolto l’ordine della famiglia tradizionale, i bambini vengono procreati per essere poi indirizzati al loro destino, senza avere legami con chi li ha generati. Inizia così questo bellissimo romanzo e mi trovo, forse per la prima volta, in difficoltà a recensirlo, incerta fra il dire per fare capire la trama e invogliarvi a leggerlo, e il timore di  svelare dettagli che sarebbe meglio scopriste durante la lettura.

Comprendo ora una sinossi così ridotta da parte dell’autrice…

 

Scelgo una via di mezzo, vi presenterò luoghi e protagonisti, accennando in breve il loro ruolo nella storia.

 

Il titolo Le cinque rive si riferisce alle terre che si affacciano sul Mar Vasto: Riva di Vidrian, Riva di Terrena, Riva di Alta, Riva di Morhva e Riva di Sama, il tutto fa parte di Radian.

Le terre sono state coinvolte un secolo prima in una guerra sanguinosa che ha ha visto come la cattiva di turno l’Imperatrice maledetta di Morhva Sarshan Kean. Quel periodo è identificato come Anni delle nebbie.

 

“Alta è la riva dove tutti sono dotati di poter e Terrena quella dove nessuno ne ha. In mezzo ci sono varie gradazioni come Vidrian dove c’è il Cerchio, e Sama e Morhva dove solo alcuni individui sono dotati di capacità sovrannaturali”

 

Bram Cadaval è un apprendista Armon (i “fraticelli”, come li identificherebbe qualcuno in modo dispregiativo), la cui missione è l’equilibrio del cerchio, l’insieme degli elementi fisici e spirituali che compongono una persona; sono fra i pochi a Vidrian a gestire la magia, ma il ragazzo non si sente all’altezza dei suoi confratelli. Durante una cerimonia viene rapito un bambino e viene organizzata una spedizione per riportarlo a casa.
Bram parteciperà alla missione insieme agli Ardimenti.

 

 “il valoroso esercito di Vidrian composto dagli uomini più forti e coraggiosi della riva, così come dagli strateghi più raffinati.”

 

Ma ben presto si ritroverà solo col Capitano Tomas Lyran e, insieme, affronteranno un’avventura al di là di ogni previsione, imbattendosi in personaggi e luoghi magici.

 

Il Capitano è un uomo valoroso, cresciuto con la sindrome del “ragazzo d’oro” al quale tutto era stato reso facile. Benvoluto da tutti, carismatico, ha un passato con Evanette Starwin, l’Astromante di Riva di Alta, una donna spezzata dagli eventi, che da una brillante posizione come Consigliera si è ritrovata in mezzo a una strada, cercando di sopravvivere ai suoi demoni affogandoli nella droga. Evanette si unirà alla spedizione di ricerca.

Deva Loissen è la figlia di una famiglia benestante di Terrena che l’ha sempre tenuta in una gabbia dorata per “proteggerla”; la ragazza, infatti, soffre di crisi che possono danneggiare se stessa e altri. Da una esistenza pacifica e protetta, sebbene a tratti umiliante per non venire presa sul serio da chi dovrebbe amarla, si ritrova a dover fuggire dopo aver visto uccidere la sua famiglia e, ferita, trova riparo in una locanda di Riva di Alta dove Gerda e Daegal la accoglieranno come una figlia. Per lei sarà una novità dover vivere immersa nella magia. Si unirà anche lei alla spedizione rendendosi conto ben presto di essere sulla strada per capire molto di più su se stessa.

 

“Non troverai le risposte che vorresti, Deva. Ma troverai quelle di cui hai bisogno”

 

E poi abbiamo lei, Sarshan Kean, l’innominabile, colei che è vista dal suo popolo come l’incarnazione di una dea e, per il resto delle rive, come il male assoluto. Vive nel palazzo magico di Aeral Dome, che si modula con l’umore di chi lo abita, proteggendolo.

Ma, conoscendola, ci renderemo conto che probabilmente è solo l’opportunismo delle altre rive a volerla dipingere così poiché lei cerca di proteggere le risorse che rischiano di venire intaccate da chi vuole approfittarsene per mero interesse.

 

Tanti personaggi, tutti protagonisti, narrazione in multipov per dare a ognuno il proprio angolino narrativo.

 

Credo che ognuno possa avere a cuore un personaggio più di un altro, io sono combattuta fra Sarshan ed Evanette. La prima ha sulle spalle un regno, è stata “sospesa” per un secolo in attesa di poter ritornare a governare, di lei mi piace la visione chiara di aspetti che  la Federazione sceglie di ignorare. È una combattente carismatica, forte ma anche con un cuore grande ed è mossa da motivazioni che volgono a un bene superiore.

Evanette suscita, invece, la mia solidarietà femminile: come non poter simpatizzare per una donna che ha perso tutto per seguire un sogno d’amore? Ma ha una forza e determinazione alle quali attingerà per riemergere dalle situazioni più disperate.

 

Ho trovato in questo romanzo la metafora, troppo comune, di un mondo che nasconde i suoi biechi interessi economici dietro a pretesti per scatenare guerre, confondendo le masse con futili motivazioni.

 

“Non si è mai pronti a battersi per ciò in cui si crede, contro qualcuno in cui si è creduto”

 

Wordbuilding meraviglioso, viaggi avventurosi fra le rive e all’interno di sé, misteri che sconvolgono la trama, strategie, complotti, incantesimi, armi magiche, ambulacri.

Troviamo veramente tutto, non da ultimi i sentimenti, quelli forti e inattesi che, nonostante tutti gli interessi, ancora riescono a far girare il mondo.

 

“Non morirò per te, Io vivrò per te”

 

Consigliato per catapultarvi nell’Altrove.

 

PLAYLIST SPOTIFY:

Anna

firma Claudia

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