Recensione “Lacrime di elicriso” di Margherita Maria Messina

Londra, 1898
In un afoso pomeriggio di agosto, Edward Harms, psichiatra del Bethlem Royal Hospital, assiste imperturbabile al funerale della moglie. Restio ad abbandonarsi alle emozioni, la morte di Catherine sembra essere solo l’ennesimo filo reciso che gli consente di abbandonare ogni legame col mondo e dedicarsi completamente ai suoi pazienti. Ma quando la salute cede allo stress, solo le insolite cure di miss Blackwood sembrano essere in grado di ristabilirlo. Chi è davvero quella donna silenziosa e quale oscuro passato si trascina dietro come un peso invisibile? Harms ne diventa ossessionato e farà di tutto per scoprire i suoi segreti.
Sullo sfondo di una Londra cupa d’epoca vittoriana, luci e ombre dei protagonisti si fonderanno in una storia dalle sfumature gotiche e paranormal, fatta di tormenti segreti e passioni totalizzanti.

 

 

C’erano i lampi e tuoni la sera in cui decisi di iniziare a leggere questo romanzo che ho avuto direttamente dalle mani dell’autrice al FRI 2023.

Le mie scelte sulle letture vengono condizionate da ciò che mi circonda, dal tempo all’umore, e il primo temporale della stagione mi è sembrato un segno.
Quel teschio sulla copertina e il portale gotico sullo sfondo mi hanno chiamato a sé e ho aperto questo piccolo gioiello editoriale.
Io sono innamorata delle scelte grafiche di questa CE, la cura con la quale impaginano i loro romanzi è emozionante. Le seconde copertine, le illustrazioni, la scelta di usare le prime pagine di ogni capitolo con lo sfondo nero. Tutto è stato studiato per sintonizzarti mentalmente con la lettura, come non renderne merito!

Siete pronti per la review? Iniziamo.

Siamo a Londra, nell’agosto 1898, si soffoca dal caldo.
Edward osserva impassibile la sepoltura di quella che, sulla carta, è stata sua moglie.
Un matrimonio di interesse durato la pena di una manciata d’anni, sterili, se non vogliamo considerare i battibecchi, e segnati per la maggior parte del tempo dalla malattia della donna.
Le soddisfazioni nella vita di questo giovane ed interessante medico non derivavano da quella donna fredda e vanitosa, la sua passione viene incanalata nella sua professione, verso i suoi pazienti: i reietti con malattie mentali che sono stati confinati nel suo ospedale, il Bethlem.
Il contatto quotidiano col disagio mentale ti si infila sotto pelle come un parassita, e al cervello ci arriva, prima o poi.
Inutili l’assenzio, la morfina e gli intrugli che sperimenta. Quel contatto lo ha incrinato e
la dipartita di Catherine ha gettato un’ ulteriore ombra nera su di lui.

“L’ombra di quell’anima si era cucita a quella dell’uomo che aveva avuto in vita, volendolo trascinare con sé in una lenta e devastante distruzione”

È un uomo tarpato Edward, lo si nota dall’insofferenza con la quale reagisce a tutto: la lentezza di una carrozza, i ritardi, il caldo soffocante, l’osservazione fatta da un amico.
Il suo moto di stizza:  allargarsi il colletto, ma sono certa vorrebbe strapparsi di dosso quell’esistenza che in buona parte hanno scelto per lui.
Ma ora non ha più una famiglia alla quale rendere conto, né un padre che gli ha imposto una moglie, né una madre che lo spingeva verso una fede che non sentiva, né quella moglie e i suoi dispettucci.
Un medico che finalmente può  dedicarsi totalmente ai suoi pazienti, quelle anime fragili che delirano di spiriti e ombre, distorsioni della psiche senza dubbio, perché un uomo di scienza come lui non può  concepire che possa esserci qualcosa “oltre” la morte.
Edward non contempla nel suo metodo clinico le maniere forti, tanto in uso in quell’epoca, lui preferisce un approccio più morbido ai suoi pazienti, li osserva, li ascolta. Nessuna tortura, nessuna costrizione.

Un medico innovativo come lui non può rimanere indifferente quando viene soccorso da un medico donna, Miss Blackwood, che opera nell’ombra nella farmacia del Dott Bram.

 

A fine ‘800 le donne ancora non possono esercitare la professione medica, nonostante la loro bravura, e Ophelia Blackwood brava lo è veramente. Lei ha il dono dell’empatia che le permette di riuscire a comprendere i sentimenti che causano una patologia, solo guardando negli occhi le persone, e usa i rimedi che la natura offre per riequilibrare corpo e spirito. E’ l’antenata dei moderni naturopati!

Ophelia è stata l’unica che è riuscita a sollevare per un attimo quel velo che sta soffocando Edward e lui  cercherà in ogni modo di farla diventare il suo medico personale, convinto che solo lei sarà in grado di salvarlo.
La sensibilità della donna la porta però a percepire delle “presenze” nell’oscurità, entità che la tormentano invadendola, chiedendo vendetta.

Il personaggio di miss Ophelia Blackwood è come uno scrigno che si apre lentamente, mostrandoci poco alla volta il suo vissuto, i suoi demoni, ma anche la sua grande umanità.
A differenza sua, il personaggio di Edward sembra già completamente svelato sin dalle prime pagine, anche se, grazie alla vicinanza di Ophelia, anche lui riuscirà ad accedere ad un livello di consapevolezza superiore.

L’ambientazione è cupa e le parole dell’autrice ci dipingono nella mente le immagini che ha creato per questa storia. Si può ben immaginare la grande villa del dottore, il freddo umido di un ambiente che non vede da settimane la luce del sole, così come è facile udire i suoi passi rimbombare nei corridoi del sanatorio, in mezzo alle urla dei malati, le risate isteriche dei folli, l’odore dei disinfettanti.

Il tormento di queste due anime è evidente, ma l’unione di due solitudini ha squarciato un drappo che impediva alla luce di rischiarare la vita.

Sono attimi brevi, i loro, così come dice il grande Keats:

… Vorrei che fossimo farfalle, e che vivessimo  tre soli giorni d’estate. Tre giorni così, con te, sarebbero più colmi di delizie di quante ne potrebbero contenere cinquanta anni di vita ordinaria.”

 

Si intersecano alle vicende londinesi quelle provenienti da altri personaggi a Dresda.

 Quel passato racconta di una giovane donna data in sposa ad un barone malvagio che le ha devastato l’esistenza.
Chi è questa donna?

 

Amo il balletto dell’alternarsi passato e presente ma purtroppo la narrazione del passato non  segue un filo temporale e  crea un po’ di confusione nel lettore. Ho dovuto più volte tornare indietro per ricostruire gli eventi e dargli un senso logico. Un ottimo allenamento per i miei neuroni arrugginiti!

Quando lo scrigno di Ophelia viene del tutto aperto e le verità strisciano fuori come serpi accecate dal sole, il quadro è completo. Tutte le domande che mi ero appuntata durante la lettura hanno trovato una risposta.

Ma conoscere la verità non mi è stato di alcun conforto; così come finalmente Ophelia si concede di piangere le sue lacrime di elicriso, così ho potuto liberare anche le mie.

 

Lacrime che curano lo strazio, che evocano la compassione, per poi arrivare ad uno stato di quiete che spero abbia accolto anche i due protagonisti.

Cos’è leggere per me? Un’esperienza immersiva che mi coinvolga a 360°.
Quando un libro mi prende devo immediatamente prendere contatti col suo autore e discuterne insieme, voglio approfondire le tematiche trattate, voglio circondarmi della musica che ne ha ispirato la scrittura.

Sia lode ad Instagram che ci permette di interagire con i nostri autori più amati e anche a Spotify per custodire le playlist che ci caleranno nell’ambientazione giusta.
Ascoltatela questa musica, vi strazierà l’anima così come questa struggente storia.

 

 

Anna

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