Recensione “La veste profanata” di Claudia Torresan

 

 

 

Roma fa nuovamente da sfondo a un’indagine condotta dall’ispettore Ivan Tedesco.
In una notte di novembre, particolarmente gelida e ventosa, un giovane di buona famiglia viene assassinato nel proprio letto.
Quello che, a prima vista, si presenta come un caso di omicidio su cui indagare, ben presto si rivelerà un intreccio di misteri da svelare, di cui questo assassinio rappresenta solo la punta dell’iceberg.
La famiglia Barone, a cui apparteneva il ragazzo deceduto, crea da subito motivi validi per essere ritenuta degna di attenzione e di ricerche accurate che spieghino comportamenti inverosimili dopo la morte di un congiunto. Quasi ogni membro di quel copioso nucleo familiare pare possedere un movente per il delitto commesso.
E Ivan proseguirà l’indagine con l’aiuto dell’ex collega, Oreste, dopo il suo trasferimento fuori Roma, ma vicino a lui anche nel tentativo di risolvere questo insidioso caso.
Insidioso al punto che Ivan si troverà a dover disturbare un uomo potente, insospettabile e la cui carica si colloca ai piani alti.

Il romanzo tratta della famiglia Barone, il cui capostipite Emilio è un uomo di successo che ha espanso la piccola attività ereditata dal padre, fino ad arrivare all’estero. Il tutto inizia con la morte di Donato Barone, che viene trovato pugnalato a morte nella villa di famiglia. Da qui inizia l’indagine nel commissariato romano diretto dalla Albini, in collaborazione con gli ispettori Daniele Regina e Ivan Tedesco. L’indagine si farà sempre più intricata e molte volte si giungerà ad un punto morto, ma dei 14 figli dei Barone, ne rimarranno solo 11 in vita. Il colpevole sarà la persona più impensabile, fanatico e molto vicino alla famiglia Barone. Entriamo nel mistero?

Il personaggio che mi ha colpito di più è Damiano Barone, cardinale a vita della cattedrale di Palermo, un personaggio subdolo e manipolatore che non si è fatto problemi ad eliminare i suoi nipoti tramite un pregiudicato Umberto Salvati. Un uomo senza scrupoli, violento e brutale ma nonostante ciò che ha dovuto subire l’ispettore capo Tedesco, grazie al suo intuito geniale e all’istinto infallibile, è riuscito a venire a capo di questo rompicapo con l’aiuto del  “socio” Daniele Regina, dotato di un intuito molto svelto e caparbio, hanno formato una coppia infallibile per la risoluzione del caso.

Ma ora veniamo alla famiglia Barone, all’apparenza una famiglia per bene ma i cui segreti vengono a galla, dopo aver vinto la ritrosia a dire la verità; a partire da Donato che in realtà prima era una donna e vari crimini commessi dagli altri familiari. Il personaggio della madre dei Barone, a prima vista una donna docile e sottomessa, in realtà si è rivelata una donna fredda calcolatrice che a causa dei rancori verso il marito, ha finto un suicidio per poter agire nell’assoluta libertà vendicandosi di lui. Infine Emilio Barone, un uomo a prima vista tutto casa e chiesa è in realtà un dispotico dittatore a cui tutti dovevano sottostare e di cui dovevano assolutamente seguire le regole. Questa dottrina però gli era stata inculcata dal fratello cardinale, un cattolico fervente e dispotico.

mery

firma Claudia

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