Recensione “La verità delle cose negate” di Ilaria Parlanti

Isabella, giovane e stimato medico vertebrale, ha sempre percepito la sua vita come squarciata a metà: i giorni a Parigi all’ospedale Saint Victor de Paul e ciò che rimane. Sono trascorsi più di dieci anni da quando ha deciso di andarsene via dalla Francia e di partire per gli Stati Uniti, e di trasferirsi a Boston, dove ha iniziato la sua carriera come chirurgo ortopedico infantile. Il suo passato la tormenta ogni giorno e detta tutte le sue scelte, prima fra tutte quella di diventare medico. Un pomeriggio Isabella viene a conoscenza di ciò che è accaduto: il Saint Victor è stato chiuso e non esiste più. A quel punto avverte l’esigenza di comprare un quaderno e, in un modo frenetico e convulso, inizia a ricordare ogni dettaglio del luogo che ha da sempre segnato la sua vita. In un lungo addio all’ospedale, ogni episodio emerge alla luce e Isabella intraprende un percorso tortuoso all’interno della propria mente, per perdonare e perdonarsi, per abbandonare l’ascia di guerra contro se stessa e imparare a lasciarsi andare.

Hi readers Sale e Pepe,
Oggi vi parlo del libro “La verità delle cose negate” di Ilaria Parlanti.
Ringrazio Ilaria per la copia e per la pazienza.

Inizio col dire che quando ho accettato la collaborazione avevo già messo in programma che, trattandosi di un libro che parla di malattia e disabilità, prima di iniziarlo avrei dovuto essere nel giusto mood.
Per cui, quando sono stata in questo stato mentale, ho aperto il Kindle e iniziato a leggere.
Mi sono trovata davanti una storia “strana”: non ho capito subito cosa stessi leggendo e ci ho messo un po’ ad ingranare, però poi mi sono fatta trascinare da Isabella nella sua vita.

Isabella è un giovane medico di Boston che, dieci anni dopo essersi trasferita negli States, scopre che l’ospedale Saint Victor di Parigi, dove ha iniziato la sua carriera ed è stata curata, viene chiuso.
Per questo i suoi pensieri si accumulano e per cercare di schiarirsi le idee compra un quaderno, in cui, come in una sorta di diario, inizia a scrivere.

Racconta mettendo nero su bianco gli episodi che ha vissuto per la sua disabilità, non solo quelli positivi della guarigione ma anche, e soprattutto, quelli negativi: il bullismo, l’isolamento, la ghettizzazione e tutta una serie di esperienza che l’hanno cambiata, forse resa più forte, ma che l’hanno fatta soffrire molto.
Ci descrive anche la gente che ha conosciuto a Saint Victor, sia chi ha avuto un impatto positivo che chi no e condisce tutto con le sue emozioni, passate, presenti e anche dei pronostici per quelle future.

Tramite questo quaderno e ciò che scrive, Isabella ripercorre la sua vita, in tutte le sue parti, felici, dolorose e noi lettori viviamo questo viaggio insieme a lei.

Non mancano momenti estremamente tristi e intensi.
Ricordare non è mai semplice, anche se spesso è un modo catartico per liberarsi di un peso ed esorcizzare il dolore.
Chi ha sofferto per malattia (qualunque sia l’intensità) lo sa (purtroppo io sì)!
Proprio per questo ci sono stati dei momenti in cui mi sono commossa; non ho potuto fare a meno di rivivere anche il mio di dolore.
In altri momenti, però, come ho detto all’inizio, mi sono un po’ persa, ho avuto attimi di incertezza e confusione, per cui, nell’insieme, non tutto ha funzionato al 100%.

Non sconsiglio assolutamente la lettura, anzi, credo che l’autrice sia stata molto brava con le descrizioni e nel modo di trasmettere le varie informazioni sul tema trattato e le emozioni che Isabella. E questa abilità probabilmente scaturisce – trattandosi di una storia semi-autobiografica – dall’avere sperimentato in prima persona, a sua volta, la malattia.

La mia unica avvertenza è di leggere questo libro con calma, recependo i messaggi e cercando di capire che queste righe sono molto veritiere.
Il diverso è colui che non è come noi ma questo non significa che sia anormale, che sia peggiore o altro: questo libro vuole proprio insegnare la consapevolezza di questo!

 

 

 

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