Recensione “La vera storia di Mr Darcy” di Georgia Falbo

 

 

 

Un piccolo villaggio dell’Hertfordshire è in subbuglio per l’arrivo di una elegante comitiva di giovani, tra loro l’affittuario di Netherfield Park, Mr. Charles Bingley. Di lì a poco si diffonde anche la notizia della presenza di Mr. Fitzwilliam Darcy, rampollo di una delle più prestigiose e ricche famiglie del Regno. Entrambi scapoli, i due giovani attirano gli interessi delle gentildonne nubili del luogo in cerca di marito e di una buona sistemazione matrimoniale, ma non tutto si realizza secondo i piani e le trame di madri, zie e gentili donzelle…

Rivisitazione del grande classico di Jane Austen “Orgoglio e pregiudizio” nonché mio romanzo preferito, letto più volte e di cui ho visto tutte le rappresentazioni cinematografiche, gli sceneggiati in bianco e nero e le serie TV.

La curiosità quindi era molta ma, giunta alla fine, mi trovo in imbarazzo.

Il romanzo è ben scritto, la storia è intramontabile, ed è piacevole rileggere di un amore così grande che ha fatto innamorare milioni di lettori negli ultimi due secoli. Se non avessi letto l’originale sicuramente questo romanzo mi sarebbe piaciuto, anche se non mi ha fatto battere il cuore come quello vero che, dopotutto, se è diventato un grande classico, una ragione deve pur averla, no? Il problema tuttavia rimane proprio perché ho letto l’originale. E qui nascono i miei dubbi.

Intanto non finisce, arriva solo fino a metà circa del grande romanzo della Austen e non è stato segnalato, quindi immagino ci sia da aspettarsi un seguito, ma questo sarebbe opportuno saperlo prima di iniziare a leggere, per correttezza verso il lettore.

Partiamo dall’inizio. Seppure la narrazione sia in terza persona, i primi capitoli sono concentrati sul personaggio maschile, a differenza dell’originale e sembrava quasi un “Orgoglio e pregiudizio” scritto dal punto di vista di Darcy. Questa sarebbe stata una novità interessante se non che, a un certo punto, si passa dai pensieri di lui a quelli di lei e questo mi ha spiazzata, perché ciò che accade a Lizzy ce lo ha già raccontato un’altra autrice.

Proseguendo nella lettura, ho ritrovato passo dopo passo la storia originale, con piccole varianti. Ho apprezzato lo sforzo si amplificare alcuni dialoghi fra i protagonisti in quanto il loro parlarsi è la chiave del romanzo originale e forse l’autrice ha voluto rendere merito alla Austen, il cui romanzo si ritma sulla conversazione permanente dei vari personaggi. I protagonisti si parlano poco, ma quando lo fanno traggono uno dall’altra linfa vitale, è l’intelligenza e l’acume che riconoscono nel loro interlocutore che li fa pian piano innamorare, mentre gli altri personaggi parlano fin troppo, specialmente quelli negativi come il signor Whickham o Lady De Bourgh.

Tuttavia, posso capire una rappresentazione teatrale o un film liberamente tratto dal romanzo, ma scrivere un romanzo ricalcando per intero la storia scritta da un altro, a volte le medesime parole di alcuni dialoghi, non riesco a farmelo piacere del tutto. Certo, l’autrice ha fatto un grandissimo lavoro di ricerca storica e aggiunto particolari prima solo accennati e qui sviscerati, il tutto dettagliando perfino il giorno e l’ora in cui gli avvenimenti accadono ma, a mio avviso, non hanno aggiunto niente a una storia di per sé favolosa, anzi forse hanno tolto pathos. Anche i personaggi perdono di forza: Elisabeth sembra una pettegola superba e Darcy uno snob altezzoso. Cose che in parte sono, ma la Austen li tiene quasi sempre sul filo del rasoio, in un equilibrio perfetto che non ammette giudizio, se non sospetto. La grandezza di “Orgoglio e pregiudizio” sta in parte nella storia, ma anche nello stile e nell’equilibrio. Il romanzo infatti nasce in un preciso momento storico e culturale dove l’Illuminismo cede il passo al Romanticismo e dove Mr Darcy rappresenta l’ideale di uomo romantico, tenebroso e intrigante al tempo stesso. Lizzy è il pregiudizio del romanzo e Darcy l’orgoglio, ma quello che li rende perfetti nei secoli è l’equilibrio precario in cui li tiene l’autrice.

Insomma, tirando le fila, questa rivisitazione è ben scritta e ben costruita, e se non si è letto l’originale può risultare una lettura piacevole, ma nell’altro caso il confronto è d’obbligo, almeno per me, che non sono riuscita a trovare elementi originali tali da suscitarmi un uovo interesse.

firma Claudia

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