Recensione “La moglie del lobotomista” di Samantha Greene Woodruff

 

 

 

 

Ruth Emeraldine ha una missione: aiutare coloro che soffrono di disturbi mentali. Da quando suo fratello, reduce della Grande Guerra, si è tolto la vita, non ha mai smesso di domandarsi se, con il giusto aiuto, avrebbe potuto essere salvato. L’incontro con un affascinante medico, il dottor Robert Apter, un giovane e brillante studioso delle tecniche più all’avanguardia nella cura delle malattie mentali, sembra scritto nel destino. Ruth si innamora perdutamente di Robert, e accetta di sposarlo così da affiancarlo e sostenerlo nelle sue sfiancanti sessioni di lavoro, durante le quali sperimenta un trattamento che – entrambi ne sono convinti – rivoluzionerà per sempre la medicina: la lobotomia. Con il passare del tempo, però, l’intervento non sembra portare i risultati sperati, anzi. Molti pazienti perdono la vita, ma Robert sostiene che sia un male necessario per perfezionare la cura. Dopo l’ennesimo fallimento, Ruth comincia a sospettare che il marito non sia motivato dall’interesse per i malati, ma solo da una folle quanto spietata ambizione. E così, quando a una nuova giovane paziente, Margaret, viene prescritta la lobotomia, capisce che è arrivato il momento di opporsi. E quella decisione cambierà il corso della sua e di molte altre vite. Ispirato alla vita del neurologo Walter Jackson Freeman II, il medico statunitense che lobotomizzò migliaia di pazienti.

Una storia vera, o perlomeno ispirato a una storia vera, questo già serve a far aprire occhi e orecchie.

Ruth a seguito della morte di suo fratello prende come missione personale il costante aiuto per coloro che soffrono di disturbi mentali, prendendo le redini della clinica di famiglia.

Incontra per puro caso l’affascinante medico lobotomista Robert Apter che con le sue tecniche innovative la convince a farlo assumere alla clinica, ampliando così la rosa di medici sotto la sua direzione.

“Ruth nutriva la speranza che tutti potessero essere curati, perlomeno abbastanza da poter tornare a casa e vivervi in maniera sicura.”

I due in seguito si sposeranno e si inizia a sperimentare la lobotomia su molti pazienti, ma a lungo andare i risultano non saranno pari a quelli sperati.

Molti pazienti perdono la vita, o in loro rimane la violenza e l’incapacità di intendere ad altri addirittura la situazione si aggraverà.

Ma il medico troppo presto perderà le redini e applicherà la lobotomia in molti casi, perdendo validità e credibilità.

“Emicrania? Lobotomia. Figlio indisciplinato? Lobotomia. Moglie infelice? Lotobomia. Robert doveva essere fermato.”

La battaglia intrapresa da Ruth contro il marito stesso sarà lunga ed estenuante e l’amore per i suoi pazienti sarà l’unico motivo valido a insistere su questa via.

Un libro diverso, con una tematica diversa, per molti aspetti originali e grazie al quale ho ampliato le mie conoscenze, devo ammettere che dopo la lettura sono andata su internet per saperne di più, una materia nuova per me, un parte della medicina sconosciuta, l’autrice ha descritto in maniera elementare e semplice il decorso della storia, rendendo il romanzo a portata di tutto, pur trattando di un tema medico e abbastanza difficile.

Loading

La nostra votazione

Pubblicato

in

da

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *