Recensione “La famiglia Tiffany” di M.J. Rose

 

 

 

1924, New York. Jenny Bell ha ventiquattro anni ed è in fuga dal passato, che nasconde incubi ancora in grado di tormentarla. Ma adesso è stata selezionata tra i dodici talenti invitati nella prestigiosa colonia di artisti di Louis Comfort Tiffany, il celebre creatore di gioielli. È un’occasione irripetibile, Jenny sa di avere talento e non è disposta a lasciarsi distrarre ora che è così vicina al suo obiettivo: farsi notare dal grande artista. Le cose si complicano quando si accorge di essere irrimediabilmente attratta da Oliver, l’affascinante figlio di Tiffany. Tra coppe di champagne, lustrini e il ritmo frenetico del jazz, la concorrenza tra gli artisti si fa sempre più agguerrita, proprio mentre una serie di eventi inquietanti fanno temere a Jenny che qualcuno conosca i suoi segreti e voglia smascherarla. Dovrà lottare per sconfiggere una volta per tutte i suoi demoni e prepararsi ad affrontare una notte senza luna in cui il passato e il presente si scontreranno, minacciando il suo futuro, il suo amore… e persino la sua vita.

Un libro che ti porta a scoprire ancora qualche perla della famiglia Tiffany, l’incantevole mondo di Laurelton Hall.

Il libro descrive minuziosamente quegli anni, l’era del proibizionismo, dell’arte che incontra colori sfavillanti.

Un percorso di vita carico di emozioni, un omaggio alla ricchezza e alla bellezza del lascito dei Tiffany, un tributo glorioso al potere che ha l’arte di superare anche il peggiore dei dolori.

Così ci descrive il romanzo l’autrice, presentandoci protagonisti realmente vissuti e altri di fantasia, di contorno o protagonisti della storia in sè, a noi non ci resta che lasciarci trasportare dalla storia di Jenny, del suo immenso cuore, del suo amore mai dimenticato, del destino che, anche se solo alla fine, ha dato il giusto epilogo.

C’è bellezza anche nelle cose rotte… anche in un cuore spezzato si può ritrovare l’amore perduto.

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