Recensione “La donna alle porte dell’inferno” di Chrystyna Lucyk-Berger

 

 

 

Germania, 1944. Guardando attraverso il filo spinato che circonda il campo di lavoro, Antonia promette a sé stessa che troverà il modo di salvare i suoi cari. È intrappolata lì insieme con sua sorella Lena e i suoi figli. Antonia sa che dovrà fare ricorso al proprio ingegno per aiutarli a fuggire e a tornare in Ucraina, per continuare a combattere tra le file della Resistenza, anche se l’impresa potrebbe richiedere sacrifici immensi. La guerra le ha portato via ogni cosa, e la famiglia è tutto ciò che le rimane: non si arrenderà a costo di sacrificare la propria vita. All’interno del campo, Antonia si trova a fare i conti con avversità che non aveva previsto: il gelo dell’inverno, la violenza delle guardie, ma soprattutto la fame. La malattia e gli stenti metteranno a dura prova la sua forza, ma non il suo coraggio. Scavalcherà quei cancelli e fuggirà lontano. Verso la sicurezza. Verso la libertà. E forse anche verso l’uomo che ama…

Questo è un romanzo di resistenza:  all’occupazione nazista e all’invasione. La protagonista è Antonia, professoressa, facente parte della resistenza tedesca assieme al suo grande amore Victor e al suo amico di sempre Ivan.

La guerra l’ha privata della famiglia, dell’amore, del lavoro eppure in quella solitudine trova la forza di ribellarsi e continuare la sua azione di resistenza.

Rinchiusa nel campo di concentramento di Auschwitz, tra stenti, fame e malattia, riuscirà a svolgere il suo compito nell’Organizzazione a costo della propria vita.

La guerra metterà a dura prova ogni persona e non tutti riusciranno a uscirne indenni o vivi, Antonia perseguirà il suo obiettivo contro tutto e tutti stoicamente.

Un libro patriottico, storico, ma anche di amore, forza e coraggio.

Da leggere assolutamente.

Anna

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