Recensione “LA CASA DELLE OMBRE” di HELEN FIELDS

 

 

Elspeth, Xavier e Maggy si risvegliano all’interno di una stanza in un edificio sconosciuto. Non si sono mai visti prima, non hanno idea di come siano arrivati lì né del perché. L’unica cosa che sanno è di essere stati rapiti da una figura misteriosa, più simile a un’ombra che a un essere umano. Che cosa vuole da loro? Al caso lavorano Connie Woolwine, psicologa forense americana, e Brodie Baarda, detective della polizia di Londra. Durante le indagini, i due capiscono che il caso potrebbe essere in qualche modo collegato alla morte di una donna di nome Angela. Dev’esserci un motivo se il colpevole ha preso di mira proprio queste persone tra tutte, e bisogna scoprire qual è prima che sia troppo tardi. Mentre i tre cercano di districarsi attraverso gli indizi e i segreti celati dai corridoi e dalle stanze della casa in cui sono prigionieri, i due investigatori lavorano febbrilmente per ritrovarli. Ma il tempo sta per scadere, e il sinistro piano dell’Uomo Ombra incombe…

 

Un uomo disturbato, il suo delirio che devasta la vita delle vittime, una corsa contro il tempo, un’ americana che porta nuove teorie nella vecchia Scozia.

Connie Woolwine, psicologa forense americana, è stata ingaggiata per collaborare con la polizia britannica e portare la sua esperienza in un caso intricato, ad affiancarla il detective Baarda col quale instaurerà un rapporto di intesa.
Elspeth, la prima ad esser stata rapita, è una donna adulta, una madre di famiglia, Meggie 12 anni è una ragazzina sveglia che non va d’accordo la matrigna, Xavier è un ragazzo paraplegico che ha la passione della pallacanestro. Cosa avranno in comune?
Il rapitore, che chiameremo Fergus, è un malato terminale che vuole riscattare una vita passata all’ombra della sua malattia. Sapendo di avere le ore contate e volendo rendere orgogliose la mamma e la nonna (passate a miglior vita), vuole realizzare il suo sogno di costruirsi una famiglia; ma in modo originale: rubando i “personaggi” dalle loro vite, collezionandoli come bambole viventi.

Un thriller ben costruito e ambientato ad Edimburgo, la narrazione sposta la scena dalla casa del rapitore alle indagini di polizia, mostrando l’avanzamento delle due situazioni.
Ho provato un senso di inquietudine e ribrezzo per Fergus, il volersi conformare ad ogni costo alle convenzioni sociali compiendo nefandezze; ho cercato dentro di me un po’ di compassione per questa persona, ma non sono riuscita a trovarne.
Ho amato Connie, però, per la sua professionalità che non toglie un grammo di dolcezza e attenzione nei confronti del prossimo, riuscendo ad accompagnare le persone nel loro trauma con eleganza, competenza e rispetto, ottenendo da loro le informazioni che necessita mettendole a loro agio.

Il lavoro di ricerca dietro alla stesura di questo romanzo è stato minuzioso e ha reso lo svolgimento delle indagini e la formulazione della diagnosi credibile ed attendibile.

Continuo a pensare di non essere più fatta per questo genere che mi crea troppa ansia, ma il merito a questa autrice va dato tutto.

Anna

samanta

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