Recensione “La candela di Endor – I custodi del Necronomicon Vol. 2” di Stefania Portaluppi

 

“Il vero amore provocava sempre notevoli scossoni. Nella vita di una come Rebecca provocava dei veri e propri terremoti.”

Sono trascorsi due mesi dalla battaglia magica nei sotterranei della Maugham University. Edith Swinson ha ritrovato la sua vera madre, Adrienne, tuttavia il loro rapporto non è semplice, anche per via della rivalità con Rebecca, rettrice dell’università e compagna di Edith.

Ma la relazione tra Edith e Rebecca è messa a dura prova da tante cose. Adrienne è l’ultima Custode del Necronomicon, una responsabilità che potrebbe ricadere su Edith se decidesse di abbracciare il proprio potere, diventando una Negromante. Inoltre Rebecca è legata alla madre Karla, nemica giurata della Custode, da un incantesimo terribile: se una delle due dovesse morire, morirebbe anche l’altra. E Karla è stata esiliata in una dimensione parallela e oscura, dove nulla sembra avere un senso.
Intanto, l’uomo che ha già cercato di uccidere Rebecca, stringe il cerchio intorno a lei, colpendo le persone che ama.

Che cos’è la Candela di Endor, l’oggetto magico che abita i sogni e i pensieri di Adrienne? Può essere la chiave per distruggere definitivamente Karla? E come faranno Karla e il suo complice Naveen a ritrovare la strada di casa?

 

Secondo attesissimo – da me – volume della serie “I custodi del Necronomicon”.

L’autrice ci fa il grandissimo dono di ricapitolare i personaggi e il loro legame. Ci regala un albero genealogico non grafico, utilissimo per riprendere il discorso da dove eravamo rimasti. I nomi sono tanti e, in questo modo, ci dà l’opportunità di non perdere i pezzi e i vari collegamenti.

 

Ciò che ho maggiormente apprezzato in questo secondo volume è stato il personaggio di Rebecca, diciamo la protagonista indiscussa di questo libro. Se nel primo era Edith a farla da padrona, qui abbiamo modo di conoscere la vera Rebecca, quella che si mostra al mondo e quella che tiene in un nascondiglio, ben salda, dentro di sé. Ho amato il modo in cui l’autrice ce la svela piano piano. È un personaggio ricchissimo di sfaccettature. Se nel primo romanzo l’avevo un po’ detestata, in questo ho avuto modo di ricredermi; l’autrice è stata molto brava a far emergere la sua psicologia, i suoi conflitti interiori e la sua forza di volontà.

Permeata da una madre, che è solo una genitrice, la protagonista ha dovuto combattere per far valere i propri diritti, ma contro Karla si sa, non si può vincere. Rebecca non era così, era una persona serena, innamorata di un uomo che la rendeva felice, almeno finché la madre non le porta via tutto, anche la sola gioia di vivere, e la costringe a diventare una persona che allontana ogni debolezza, cioè l’amore.

Ma Edith le mette la vita sottosopra e, quella che era una convinzione da anni, diventa pian piano sempre più debole, fino a cedere. Edith non è un miracolo, ma uno spiraglio di vita vera, di quell’amore che solo una persona pura di cuore può dare.

Mi è piaciuto tantissimo il fatto di percepire la difficoltà di Rebecca di aprirsi e, soprattutto, di accettare di ricevere quell’amore che fa paura, perché lo si può perdere in un attimo.

Interessante anche la scelta di farci sapere cosa accadeva nell’altra dimensione. Non siamo mai stati lasciati a corto di informazioni né ne abbiamo ricevute troppe. Ottimo bilanciamento.

Amo il modo in cui scrive la Portaluppi, il romanzo è scorrevole, la narrazione è incalzante e la storia diventa, mano a mano, sempre più interessante.

Attendo trepidante l’uscita del terzo volume!

 

firma Claudia

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