Recensione “La bambina con la stella gialla” di Catherine Hokin

 

 

 

La vita di Karen viene condizionata dal suicidio della madre Elizabeth, che la lascia quando lei ha solo undici anni. La reticenza del padre Andrew a parlare di questo tragico evento, e della moglie in generale, non fa altro che esacerbare il malessere di Karen, mettendo in crisi ciò che restava della famiglia.

In un clima di incomunicabilità e incomprensioni, Karen, che adesso ha sedici anni, si rifiuta di lasciare la casa della sua infanzia, come vorrebbe il padre, militare di carriera. Un giorno, nel tentativo di ritrovare i gioielli della madre, scopre un passaporto tedesco che la lascia di sasso. La foto sul documento è indubbiamente quella di Elizabeth, ma la proprietaria del passaporto si chiama Liese, ed è originaria di Berlino. Inoltre, c’è uno strano documento in tedesco…

Karen capisce così che suo padre non le ha mai detto la verità, e che la madre che credeva di conoscere nascondeva molti più segreti di quanti potesse immaginare. Comincia quindi un viaggio indietro nel tempo per ricostruire la vita della giovane ebrea Elizabeth/Liese: una storia che comincia nel 1941, in una Berlino stretta nella morsa del nazismo…

Da un ritrovamento inaspettato, un foglio con dei nomi e un passaporto in tedesco, ecco che le certezze di Karen iniziano a cedere il passo ad un verità nascosta per anni.

Liese il vero nome della madre, gli eterni silenzi sul suo passato, una storia da raccontare e tante lacrime da versare.

Un lutto che non è mai stato elaborato del tutto, una famiglia icona di stile decimata, un suicidio avvenuto troppo presto e tante colpe da assorbire.

Tutto iniziò nel 1936 arrivando ai giorni nostri con quegli incubi che ancora aleggiano le passato, come la notte dei cristalli 9 novembre 1938, continuando nei campi di concentramento fino al 1947, dove forse tutto ebbe una fine o solo un inizio malmesso.

Michael, Andrew, Liese… insieme eternamente, colpevoli e innocenti, un triangolo amoroso finito per il troppo amore. Chi avrà il suo lieto fine?

Ritrovare la madre, la vera donna che non l’ha mai amata fino in fondo e la ragione di quella sua ultima lettera scritta troppo presto.

Ammetto che le lacrime ad un certo punto scorrevano senza un freno e una ragione, Liese e il suo cuore a metà, la sua esistenza sempre legata a quel passato difficile da dimenticare, il suo grande amore lasciato per la sopravvivenza.

Una figlia che ha dovuto subire tutte le conseguenze di una guerra meschina.

Scritto in maniera impeccabile, amato e anche troppo, protagonisti che ti entrano sotto pelle appropriandosi della tua anima.

firma Anna

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