Recensione “Il sottile filo che ci unisce” di Stefania Enne

 

 

 

Aiden Miller è un bambino introverso e asociale, ha uno sguardo freddo e tagliente che ha il potere di sconvolgere e raggelare il cuore della persona a cui viene rivolto.Noah Campbell è un bambino solare e socievole, ha un sorriso dolce e rassicurante che resta impresso come un marchio indelebile scaldando il cuore della persona a cui viene donato.Aiden e Noah si incontrano in un caldo pomeriggio di settembre, nel giardino di una bellissima villa di campagna che ospita un orfanotrofio: è odio a prima vista.Ma il destino sembra aver scelto un percorso opposto al loro volere legandoli indissolubilmente attraverso un filo rosso.Il padre di Noah decide di diventare il tutore di Aiden dandogli la possibilità di vivere una vita completamente diversa da quella che il fato sembrava avergli riservato. In questo modo i due ragazzi saranno però costretti a vivere sotto lo stesso tetto. Riusciranno a far cadere le barriere che li dividono per avvicinarsi lentamente l’uno all’altro

Hi lettrici e lettori Sale e Pepe,

Oggi vi parlo del libro “Il sottile filo che ci unisce”, di Stefania Enne.

Inizio col dirvi che questa storia è dolcissima, l’autrice ci porta in un viaggio attraverso i sentimenti e le sensazioni di questi due ragazzini completamente diversi, tanto scontroso e restio ai rapporti umani Aiden, quando gioioso e amichevole Noah, ci accompagna nella loro vita, tappa dopo tappa, mostrando sia il bello che brutto e tutte le sfumature che il loro legame ha sin dall’inizio.

“«Se devo essere onesto mi piace come non mi è mai piaciuto nessuno in vita mia, anzi è l’unico essere umano che mi piace.»”

Arricchisce il contorno con altri personaggi che hanno storie altrettanto importanti, che si intersecano a quella principale dei due, senza sovrastarla, ma camminando in parallelo con questa, ed arricchendo ancora di più il testo.

Però, si,  purtroppo c’è  un però, pur essendo una storia infinitamente delicata e che mi ha colpita nel suo insieme, a tratti l’ho trovata “irrealistica” e “inaccurata”, tento di spiegarmi meglio senza fare spoiler: spesso i personaggi non hanno comportamenti adatti alla loro età, bambini che si comportano da adulti, adolescenti infantili, per poter proseguire ho fatto uno sforzo di immaginazione ed ho alzato gli anni a tutti e pensandoli più grandi o comunque rapportando l’età con il comportamento che tenevano in quel momento, sono riuscita ad andare avanti.

Inoltre ho trovato situazioni un po’ utopistiche (e non mi riferisco alla normalizzazione  dell’omosessualità) e in alcuni casi il miscuglio tra l’ambientazione estera e degli elementi tipicamente italiani mi ha fatto storcere il naso, un’ultima cosa che avrei preferito non trovare, perché non ne amo l’uso, è l’eccessiva presenza dei termini “il maggiore”, “il minore”, “il piccolo”, “il grande”, “carino” et simili, soprattutto una volta cresciuti i personaggi.

Detto questo, quando ho iniziato questo libro ho letto le avvertenze dell’autrice, che spiegava che alcune di queste caratteristiche sono tipiche del genere a cui si è ispirata, ovvero il boy’s love e che per questo potevano apparire “strani”, quindi posso solo dire che soggettivamente non mi hanno conquistata al 100%.

In generale però l’ho apprezzato e nel leggere le emozioni arrivano perfettamente, che sono proprio il perno di tutto, quindi lo reputo un piccolo gioiellino di tenerezza che consiglio per i più romantici.

Una prima pubblicazione, anche se non “perfetta” (perfezione soggettiva intendo), che mi ha lasciato qualcosa, per questo seguirò ancora l’autrice e spero di poter leggere altro di suo.

PAYNE

ELEONORA

 

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