Recensione “Il segreto della libraia di Parigi” di Lily Graham

 

L’ultima volta che Valerie è stata a Parigi aveva tre anni. Da allora ha vissuto a Londra, e non ha mai conosciuto nonno Vincent, che adesso è l’unico parente che le rimane ancora in vita. E soprattutto è l’unica persona che conosce la verità sul perché venne mandata via da Parigi e su cosa successe ai suoi genitori. Ma Vincent Dupont non è un tipo facile e Valerie ha paura che se gli dicesse subito chi è otterrebbe ben poco da lui. Ha la fama di uomo antipatico, esigente e inflessibile: l’unica cosa che gli interessa è la sua libreria, ma i suoi gusti in fatto di libri non sono in vendita. Si dice che arrivi persino a insultare clienti dai gusti poco raffinati e a cacciarli dal negozio. E così, tremante ma decisa, Valerie si fa assumere come commessa sotto mentite spoglie dal nonno materno, per entrare nelle sue grazie, e ottenere così preziose informazioni sul suo passato…

Una storia indimenticabile di amore, paura e coraggio in tempo di guerra. Un romanzo capace di fare immergere il lettore in una Parigi dove i passi dei soldati nazisti sull’acciottolato delle strade riecheggiano pericolosamente e l’aria è piena di sussurri e sospetti.

 

Sapete già che con questo genere di libri io gioco in casa.

L’ho letteralmente divorato, è quel genere di libri che, se scritto bene, genera emozioni incontrollabili, non sono le storie d’amore o l’eros che ti fanno battere il cuore, le storie narrate, i ricordi, la Storia, gli affetti mai dimenticati.

L’ho amato e potrei anche concludere qui la mia recensione: amarlo, divorarlo, non riuscire a staccare gli occhi dalle pagine e sentire ogni personaggio tuo amico, è il miglior biglietto da visita per ogni libro.

C’è tanto amore in questo libro, rapporto madre e figlia, la grande guerra che segna il destino della nostra protagonista, un vecchio burbero e antipatico e un gatto rinsecchito e molto brutto che scandiscono il tempo da quel passato difficile da dimenticare.

Valerie ritorna nel suo paese, a distanza di anni, per ritrovare il suo passato e scoprire perché è stata abbandonata tra le braccia di una lontana cugina a Londra.

Risponde all’annuncio per il posto da libraio alla Gribouiller, la sua risposta affermativa alla ricerca di quel passato che continua a bussarle alla porta.

Un vecchio scontroso, pronto a criticare qualsiasi lettura e quando ha definito Proust “un mero snob pretenzioso. Qualche citazione riuscita sì, ma per il resto solo ciance autoindulgenti, se servono tremila pagine per dire quello che si potrebbe scrivere in trecento“, ho attraversato tre fasi: ho riso, a primo impatto, poi lo volevo uccidere per aver denigrato Proust, e l’ho amato per quella schiettezza e quel dolore sopito nelle sue battute pronte e antipatiche.

E con le paternali di Monsieur Dupont il libro scorre come anche le giornate della nostra libraia.

Si ritorna nel passato per scoprire quell’amore sbagliato agli occhi del mondo, quell’amore che è stato capace di creare e che poi è scemato ingiustamente.

Una Parigi ai tempi della Resistenza e dell’occupazione nazista, un amore sbocciato, una verità taciuta per troppo tempo dietro a una foto nascosta e sepolta in un cassetto, ricordi che verranno a galla e, con loro, anche la sua storia.

Dolce e soave, commovente.

 

5 stelle
5 stelle

firma Claudia

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