Recensione “Il sangue dei figli – Le indagini di Boretti e Orlandini. Vol. 1” di Giovanna Barbieri

 

Due piani temporali intrecciati: la battaglia d’agosto nel 1944, a Firenze, e i mondiali di calcio del 1982.
Due efferati omicidi da risolvere nel bel mezzo dei mondiali di calcio.
Un uomo colto e imperturbabile.
Una donna vivace e femminista.
Due ispettori dai caratteri molto diversi.
Due ex partigiani simpatici e dalla buona memoria

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Il sangue del figli ha vinto il primo premio, sezione gialli nel cassetto romanzi inediti, del Concorso letterario internazionale Ceresio in giallo 2022/2023.

 

 

Giovanna Barbieri è nota per la cura con la quale segue le ricerche per i suoi romanzi storici e, anche in questo caso, si è distinta a testa alta.

Pur essendo ambientato in tempi più moderni rispetto al suo standard, parliamo pur sempre di parecchi decenni indietro e, lo confesso, ho fatto un salto nel tempo alla mia infanzia, riempiendomi di struggimento.

 

Il romanzo si snoda su due piani temporali: 1944 e 1982; ai tempi della guerra si accompagnano Cesci e il fratellino Mazzucchino al loro destino, lontani dalla madre, deportata, e dal padre partigiano. Da soli dovranno sopravvivere alle brutture della guerra e alla cattiveria delle spie fasciste.

 

In tempi più moderni affiancheremo Fiammetta Boretti e Guglielmo Orlandini, ispettori della squadra mobile di Firenze, alle prese con gli omicidi di due donne anziane.

Un filo di sangue che unisce il passato al presente.

 

Fiammetta è una donna che ha sempre pensato più alla carriera che ai sentimenti, ma l’incontro con Alessandro la farà capitolare. Ha dovuto trasferirsi forzatamente da Milano per una brutta faccenda occorsa durante lo svolgimento di un caso.

Guglielmo è un uomo un po’ fuori dai canoni classici: non ama la modernità, non guarda la televisione né ascolta musica contemporanea, sembra quasi un alieno, tanto che in Centrale la coppia viene scherzosamente appellata come Mork e Mindy. Deve nascondere la sua omosessualità per evitare ritorsioni in ambito lavorativo.

 

Il tempo verbale utilizzato per l’esposizione di questo romanzo è il presente e rende la narrazione molto diretta, analitica, quasi chirurgica, forse un po’ troppo “fredda” per i miei gusti, ma di sicuro impatto.

 

I personaggi vengono caratterizzati molto bene e le ambientazioni sono curate e particolareggiate senza strafare.

Ho amato il sottofondo dei Mondiali del 1982, solo chi ha vissuto l’emozione di quel periodo storico potrà capirne l’emozione, così come il riferimento alla musica che ha fatto da colonna sonora alla mia infanzia.

 

Un buon lavoro per questa brava autrice che si mette ogni volta alla prova in una sfida differente.

 

 

Anna

firma Claudia

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