Recensione “Il quadro maledetto di Caravaggio” di Linda Lafferty e Andy Stone

 

 

 

Roma, XVII secolo. L’inquieto artista conosciuto come Caravaggio conduce una vita turbolenta. È spesso coinvolto in risse, cede volentieri alla seduzione del vino. Nessuno, però, osa mettere in discussione il suo talento artistico. Eppure, quando la rivalità con il brutale Giovanni Roero, cavaliere dell’Ordine di Malta, gli fa commettere un errore fatale, diventa impossibile proteggerlo. 

Giorni nostri. Nel villaggio di Monte Piccolo un sacerdote afferma di aver scoperto un quadro del famoso artista nel magazzino di un orfanotrofio. A.R. Richman, professore in pensione, studioso di Caravaggio, crede che sia una fantasia delirante. Ma Lucia, una studentessa d’arte, lo convince a indagare sul ritrovamento. Il quadro rappresenta il bacio di Giuda e mentre Richman e Lucia cercano di risalire alla sua provenienza scoprono una scia di sangue che arriva fino al ventunesimo secolo. Omicidi, tradimenti e vendette: e qualcuno è disposto a uccidere purché quella storia rimanga sepolta…

Ho iniziato con molte aspettative questo romanzo, ne avevo già letto un altro sulla storia romanzata del Caravaggio e mi affascinano la vita e le opere di questo artista maledetto.

E’ un lavoro svolto su due livelli, nel 1600 racconta le vicende del Caravaggio e nei giorni attuali le ricerche che uno studioso americano e una studentessa svolgono, su un dipinto ritrovato e che si crede possa essere attribuito al Merisi.

Molto più affascinante, a mio parere, la parte storica, con una panoramica su tutta la vita dell’artista, le sue fissazioni, ispirazioni e trasgressioni. Si vedono gli avvenimenti con l’occhio del pittore e si percepiscono i colpi di genio che hanno ispirato le varie opere. La vita del 1600 fra osterie, duelli e prostitute hanno forgiato l’animo del Merisi, rendendolo un attaccabrighe di primo ordine; sempre protetto dalla famiglia Colonna, ha avuto fin troppe opportunità per rimettersi sulla buona strada, ma l’oscurità che caratterizza il suo animo e i suoi dipinti è sempre pronta a rovinare tutto.

Si conosceranno quindi gli eventi che hanno scandito la sua vita, le amicizie, gli amori, le vendette e la sua incredibile capacità di rendere un dipinto così coinvolgente e vero.

La storia attuale vede il professor Richman, studioso d’arte e Lucia, una studentessa italoamericana, indagare su un dipinto ritrovato nell’orfanatrofio gestito da un vecchio conoscente di Lucia.

Questo quadro sembra essere un Caravaggio ma, durante, le ricerche, il quadro viene rubato e i personaggi entrano in una storia più grande di loro fra fanatici religiosi legati ai discendenti del più grande nemico del Merisi.

Richman è un uomo brillante ma riflessivo mentre Lucia ha l’impetuosità della sua giovane età, che la porta spesso nei guai. Ad aiutare i due ci sarà Moto, un giovane amico di Lucia che acquisterà sempre più importanza nel corso degli eventi.

La cosa che mi ha più stupito è l’evolversi della capacità di raccontare gli eventi e l’espressività della autrice. Inizialmente sembra catturare delle istantanee che rimarranno nella mente dell’artista e che lo spingeranno ad esprimere quell’orrore sulla tela, anche i dialoghi sono male strutturati, sia quelli della parte storica che quella attuale. Nel corso del libro poi tutto migliora, la storia prende piede e anche i dialoghi acquistano più struttura.

E’ un romanzo lungo e quindi molto esaustivo ed appassionante che sono sicura vi coinvolgerà e, cosa non da poco, aggiungerà un po’ di cultura artistica alle nostre conoscenze.

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