Recensione “IL MARGINE DELLA NOTTE. Ombre vol 2” di Ferdinando Salamino

 

 

 

Michele Sabella si è lasciato alle spalle l’Italia, un padre ergastolano e un segreto di sangue. Tutto ciò che desidera è occasione per ricominciare e quella sonnolenta cittadina delle Midlands inglesi, con il suo dipartimento di polizia in cui nessuno indaga mai su nulla, sembra il luogo perfetto per dimenticare ed essere dimenticato. Quando però Paulina Szymbova, immigrata polacca con problemi di droga, viene trovata morta nel suo appartamento con un biglietto di addio nella mano, Michele si convince che l’apparente suicidio nasconda qualcosa di più di un semplice atto di disperazione. Contro il parere dei colleghi e dei superiori, intraprende un’indagine solitaria che lo condurrà oltre le tranquille e rispettabili apparenze della città, nelle sue viscere colme di odio e violenza. Mentre nel ghetto di Merchant Court giovani immigrate continuano a scomparire e a morire, Michele è costretto a domandarsi, ancora una volta, quanto sia sottile la linea che lo separa dai mostri a cui dà la caccia.

Ho adorato il primo volume della serie e non vedevo l’ora di leggere questo secondo capitolo, di incontrare nuovamente Michelino, la sua forza distruttiva e il suo macabro umorismo. Inizio a leggere e lo ritrovo cambiato, sembra quasi aver messo la testa a posto. E’ diventato un agente, in una sperduta cittadina delle Midlands inglesi e fa parte della Hate Crimes Division, il dipartimento di polizia inglese istituito per punire crimini legati all’odio razziale, religioso o di genere. Sono solo alle prime pagine e già l’autore mi ha spiazzata. Mille domande mi vorticano in testa ma devo andare avanti.

Se Michelino sembra un altro la sua bella Elena invece non è cambiata molto. Quello che è successo nel primo volume ha strascichi anche se i due eroi hanno lasciato il loro Paese e si sono trasferiti e hanno cercato di cambiare vita. Elena infatti è ancorata al passato che continua a lacerarla dentro insieme a quello che Michele ha fatto per salvarla. E mentre lei precipita sempre più nell’oblio, Michele sembra il tipico poliziotto sagace che fiuta un caso a dispetto dei colleghi e inizia a indagare per proprio conto e sembra anche fare centro. Se avete notato ho spesso usato il termine “sembra”, sì, perché l’autore è davvero abile a mescolare le carte, a far credere al lettore quello che non è e a portarlo costantemente fuori strada. Quello che noi chiamiamo buon fiuto, quello che può essere dedizione al dovere, per Michele è un’altra cosa: è il kamikaze di cellophane che ritorna, che lo guida e lo porta dove vuole lui, verso l’autodistruzione e verso l’annientamento di tutto ciò che ha costruito per lui e per Elena. Questo demone interiore però ci azzecca sempre, è un bastardo maledetto che rode l’anima a Michele ma lo porta sempre verso il male più assoluto, verso la soluzione del caso.

In tutto questo oscuro cammino incontriamo molti personaggi, anzi molte persone, uomini e donne vere, disgraziati, emarginati, poveri e disperati. Persone che la società odia con una facilità disumana, spesso senza alcun motivo, oppure, come in ogni guerra, in ogni grande rivalità, il motivo c’è sempre ma chi odia nemmeno se ne rende conto, così come non lo capiamo noi mentre leggiamo, finché non arriviamo alla fine, al margine della notte. Solo allora tutto si illumina, tutto trova la sua dimensione, i demoni tacciono e il pallone di sospetti e mistero scoppia facendoci vedere il cielo, che non sempre è limpido e sereno.

Che dire? Favoloso. L’autore sa scrivere, sa cosa scrivere, sa come ingannare il lettore in vari modi, come portarlo a fondo fino a mostrargli il peggio del peggio che l’uomo è in grado di fare, sa come farlo entrare nei meandri dell’animo e della psiche, accompagnandolo per mano come un padre che vuole rendere consapevole il proprio figlio di ciò che può incontrare lungo il suo cammino e dargli la forza per affrontarlo, infine sa emozionare, nel bene e nel male, commuovendo quando un padre piange il proprio figlio morto con una dignità sconcertante o quando una madre apparecchia ancora per due nonostante in cuor suo sappia che la figlia non tornerà più incatenata alla speranza anche quando questa sembra non esserci.

Strato su strato l’autore ha costruito una storia unica, ricca di spunti su cui riflettere e di emozioni che difficilmente andranno via.

Consigliatissimo!!!

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