Recensione “Il giorno in cui arrivarono i nazisti” di Ella Gyland

 

Copenaghen, 2018.

Mentre sta riordinando l’appartamento dell’amata nonna Inger, morta da poco, Cecilie Lund scopre, in cantina, un segreto che la donna ha sempre nascosto, qualcosa che affonda le radici nell’oscurità della seconda guerra mondiale. Incuriosita, Cecilie decide di far luce sulla vita passata della nonna. L’unico indizio? Il nome di un uomo: David Nathan.

Helsingør, Danimarca, 1943.

Il paese è schiacciato dal giogo dell’occupazione nazista. Inger Bredahl è determinata a non farsi piegare dalla violenza e dai soprusi dei soldati tedeschi. Quando dagli occupanti arriva l’ordine di arrestare tutti gli ebrei, Inger si unisce alla rete di volontari che li aiuterà a fuggire in Svezia. Mentre l’operazione di salvataggio diventa sempre più delicata e il rischio di essere scoperti si fa di giorno in giorno più concreto, Inger stringe un forte legame con un giovane ebreo di nome David…

 

Il 9 aprile 1940 la Danimarca fu invasa dalla Germania nazista, una delle condizioni per un’ occupazione pacifica era quella in cui  i tedeschi si impegnassero a  non perseguire gli ebrei danesi.

La Danimarca fu l’unica nazione occupata in cui gli ebrei non vennero obbligati a indossare la stella di David. Ma il 1° ottobre 1943  284 ebrei vennero arrestati e trasferiti in un campo di concentramento, quello fu l’inizio della vera e propria guerra in Danimarca.

Inger e David, un patto, gli ebrei da mettere in salvo, le conseguenze di una guerra senza logica, gli anni più crudeli del ‘900, la fuga, la salvezza, la libertà.

Cecilie indaga sulla vita della nonna e sui suoi segreti.

Tra passato e presente, segreti e verità, la storia si dipana in maniera scorrevole rivelando un tassello alla  volta e i  colpi di scena  lasciano il lettore di stucco.

Un bel leggere, ottimi personaggi, ottima ambientazione, ottime le considerazioni personali e la parte romanzata e ottime, infine, le note storiche.

 

 

Anna

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