Recensione “Il cavaliere oscuro” di Katy Regnery

 

 

 

Liberamente ispirata alla leggenda di Camelot, Il Cavaliere Oscuro racconta la storia di Colt Lane, cavaliere in un teatro-ristorante, che incontra la sfortunata Verity Gwynn nel momento peggiore della sua vita. Sfrattati dalla loro casa, Verity e Ryan, suo fratello con bisogni speciali, devono trovarsi un lavoro o rischiano di venire separati. Colt, che nella vita reale non potrebbe essere più diverso da un cavaliere senza macchia, offre loro un improbabile aiuto, consolidando subito il proprio posto nel cuore di Verity.

Colt custodisce oscuri e profondi segreti che non gli consentono di sorridere o di vivere a testa alta, motivo per cui le persone gli stanno alla larga… finché non incontra Verity, che sembra immune alle sue maniere brusche e al suo fare taciturno. Più tempo Colt trascorre con lei, più desidera la sua dolcezza nella propria vita e anela a essere il cavaliere con la scintillante armatura che lei si merita. Certo che la perderà se Verity saprà la verità su cosa gli è successo, Colt deve decidere se può affidarle il proprio passato, per riuscire a costruire un bellissimo futuro.

Colt e Verity, i personaggi rotti e spezzati sono il mio forte, quel loro essere così diversi, così dolorosamente vivi, fa avere un sussulto al mio cuore.

Queste favole moderne sono una boccata d’ossigeno e di aria fresca in letture che paradossalmente si ripetono, cadendo a volte nel clichè.

Ami le favole in modo diverso, ci trovi il peccato, la parte erotica e passionale e quell’atmosfera di fiaba che fa sognare il lieto fine quel “vissero felici e contenti”, ma che dapprima devono superare i soliti ostacoli e persone malefiche.

Amo il modo di scrivere della Regnery, quel distacco della terza persona che dà l’effetto, appunto, di fiaba.

I suoi personaggi sono il suo forte, ognuno di essi spezza in piccolissimi pezzi il povero cuore del lettore, ma incolla i medesimi pezzi con quell’amore che affiora lentamente e che permane eternamente.

Qui si ha il rifacimento della “leggenda di Camelot” con un cavaliere vichingo e un’addetta alla bottega.

“Mi sto affenzionando a te. – Dove sei stato tu per tutta la mia vita? – Aspettavo.”

E diventare il cavaliere dall’armatura scintillante di quella fanciulla e del suo fratellino bisognoso.

“Posso essere il tuo cavaliere Verity. Posso essere tutto ciò che vuoi… Ti amo, Verity. Non ero niente senza di te, piccola. Ti amerò… Ti amerò fino alla morte.”

Ma l’amore fa paura.

Il tanto amore può sfociare in un’eccessiva protezione e e violenza. Infrangere l’unica promessa fatta a sua zia. Lasciarsi curare e lasciarla andare.

“Sono del tutto innamorato di te, raggio di sole. E ho bisogno di te tanto quanto tu hai bisogno di me.”

Ma…

“Starai molto meglio senza di me, raggio di sole.”

Arrestato, processato, obbligato dalla corte alla terapia di controllo della rabbia.

Starà lì ad aspettarlo?

Il libro oltre a parlare di amore, tratta temi difficili come la sindrome di Down, il controllo della rabbia, e l’autrice riesce a descrivere gli effetti, le azioni con una delicatezza unica.

Lo consiglio.

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