Recensione “Hypno” di Alessandro Pasquinucci

 

 

Tra gli adolescenti dilaga una nuova moda: giocare a Pendulum, una misteriosa applicazione che spinge a superare sfide sempre più complesse. A lanciarle è un fantomatico Dottore che si fa chiamare Hypno, ma è un semplice algoritmo o cela l’identità di una persona reale?

L’applicazione diventa virale e tutti vogliono mettersi in gioco, ma ben presto, quello che comincia come un divertente passatempo, si trasforma in una trappola, in grado di manipolare le menti di chi la utilizza. Atti vandalici, pericolose acrobazie, incidenti: la situazione degenera e la città di Indigo precipita nel caos.

Quando suo fratello scompare in circostanze misteriose, Rebecca dovrà fare i conti con la propria personalità pur di andare avanti, cercando di salvare se stessa e le persone a cui vuole bene da un destino di morte. Perché, come dice Hypno: “se cominci a giocare devi arrivare fino in fondo”.

 

 

Hi lettrici e lettori Sale e Pepe,

Oggi vi parlo di un libro fuori dalla mia comfort zone, che, però, sin dalla presentazione, ha suscitato in me un grande interesse per via del tema trattato.
Sto 
parlando del thriller “Hypno” di Alessandro Pasquinucci (che ringrazio per la copia omaggio), la particolarità di questo libro è che ha come protagonisti i giovani e i social. 

 

Tra gli adolescenti dilaga una nuova moda, giocare con l’app Pendulum. 

L’applicazione spinge a superare sfide sempre più complesse e, a lanciarle, è un fantomatico Dottore che si fa chiamare Hypno. All’inizio sembra un gioco innocente e di poco conto ma, presto, le sfide diventano sempre più pericolose ed estreme.

 

Rebecca, protagonista principale, inizia a giocare perché spinta dagli amici e dalla necessità di sentirsi parte del gruppo.
In realtà lei è un po’ una pecora nera, preferirebbe leggere e stare a casa o in libreria, anche perché questo nuovo gioco le sembra come il grande fratello di Orwell, che sa e
osserva tutto.

Purtroppo, però, il gioco è diventato l’unico argomento di conversazione tra i suoi coetanei e non può far altro che “omologarsi” anche lei per riuscire a stare con gli altri.

Oggigiorno le mode guidano tutto ed è molto difficile trovare personalità uniche e “diverse” tra loro.

 

Tutto ciò vi ricorda qualcosa?  A me si! 

 Secondo me è la perfetta rappresentazione della nostra società (non solo quella dei più giovani) ed essendo io, tuttora, una pecora nera tra i miei coetanei che prediligono discoteche e pub a libri e cinema, mi sono rivista in Rebecca.

Nella rappresentazione dei giovani, ciò che forse mi ha fatto più paura è la consapevolezza che ormai certe “scene” e certe violenze (anche se piccole) sembrano la normalità, quante volte il gruppo per “scherzo” spinge a commettere qualcosa di sbagliato? Per esperienza diretta posso dire che capita spesso e che, come dicevo, è quasi normale, per cui il passo per sfociare nella vera violenza è breve e le menti giovani e manipolabili non si rendono neanche conto di farlo.

Inoltre, i social e le app sono al centro della vita di tutti (giovani e non), se usate con coscienza sono un mezzo unico di formazione e di conoscenza, ma utilizzate senza criterio, a volte, nascondono dei pericoli inattesi e, purtroppo, questo libro è realistico anche sotto questo punto di vista, perché descrive qualcosa che, non solo potrebbe succedere nella realtà, ma che, in effetti, in qualche modo è già successo. 

Non so se ricordate il caso di quel “gioco” dell’orrore che portò al suicidio di alcuni giovani, parlo della Blue Whale, ho rivisto in queste pagine un pizzico di quel brutto bruttissimo momento (che in realtà ancora non si è spento). 

 

Insomma, pur non essendo una lettura nella mia comfort zone, sono rimasta catturata dalla storia e dallo stile semplice dell’autore, a cui, come unico consiglio, do quello di rivedere un’ultima volta l’editing perché è sfuggito qualcosa, ma per il resto non posso far altro che consigliare questo libro. 

 

firma Claudia

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