Recensione “Hate that I love you” di Debora C. Tepes

 

 

 

Houston, Texas. Stafford High School.

Max Rivera, giovane promessa dell’atletica leggera, non ha mai sopportato Brandon Walker, il quarterback più affascinante della scuola, e avrebbe volentieri continuato a ignorarlo se non fosse che sua cugina Sofia, con la quale condivide gran parte della sua vita, ha deciso di fidanzarsi proprio con lui.

Max conosce i tipi come Walker e sa perfettamente che farà soffrire Sofia, rovinandole proprio l’ultimo anno di liceo, quello che per tutti dovrebbe essere memorabile.

Così, con l’aiuto del suo migliore amico Brett, decide di ordire una strategia per allontanare una volta per tutte Brandon e Sofia. La vita, però, sembra avere un piano tutto suo col quale Max dovrà scendere a patti…

Brandon Walker è tra i ragazzi più desiderati della scuola, ma ha un lato oscuro che non tutti sono in grado di intuire. Max, però, non è come gli altri.

Lei ha provato sulla sua pelle il calore bruciante dell’oscurità che si addensa nell’animo di Brandon, ed è per questo che non riesce a provare altro che odio e rancore, nei suoi confronti.

Tra durissimi allenamenti sotto il sole cocente del Texas e sguardi di fuoco lanciati nei corridoi della scuola, Max e Brandon continuano a incrociarsi e a perdersi, a insultarsi e a ferirsi con tutte le armi a loro disposizione, finché la vita non li porrà di fronte alla scelta più dura: perdonare o vendicarsi.

Lasciarsi andare alle spire travolgenti della passione o lottare con tutte le proprie forze per continuare a nascondersi dietro lo scudo dell’odio.

Cosa mi è piaciuto maggiormente di questo libro? Lo sport, il senso dello sport, l’adrenalina delle gare, la caparbietà, la volontà e la forza nel viverlo.

Altro? L’autrice che si cimenta in vari argomenti, in vari temi, in varie trame. Una scrittura versatile e camaleontica, dinamica nel suo essere. Improvvisa e affronta nuove storie, tutte diverse tra loro va dal dolce e romantico allo spietato e cruento, dallo sport romance al paradiso naturale.

Debora è fatta così, non assume una sola veste ma le accaparra tutte.

Un “mezzo coreano” e Bambi, due protagonisti “diversi fisicamente” dai soliti ma caratterialmente si ha sempre lo spavaldo, bello ed atletico e la ragazza della porta accanto, semplice e genuina. Un Clichè? Beh tutto c porta a pensare a questo, però ci sono ingredienti nuovi, qualche frase ad effetto e confessioni amorosi da battito illegale.

E’ uno sport-romance fresco, due sport diversissimi tra di loro uno di squadra l’altro individuale e un odio-amore che proviene da un passato piuttosto vicino.

“Guardami. – Vedo solo te.”

“Tu mi odi da morire… E io ti amo da morire.”

Semplicità? A volte colpisce anche quella.

Questo nuovo esperimento? Riuscito nel complesso.

Alcune pecche? Beh leggendo il libro scoprirete che tra il passato di tre anni prima e l’età dei protagonisti c’è qualcosa che stona, ma non posso dire di più e poi il bullismo nei confronti della protagonista per me imperdonabile, però d’altronde in amore tutto è lecito. Poi c’è la parentesi dei genitori di lui, aperta e chiusa molto frettolosamente, merita più spazio a mio avviso.

I sentimenti dei protagonisti si svelano lentamente, la loro voglia di stare insieme, piccole incomprensioni, piccole bugie.

“Perchè l’amore non è paziente, è come un temporale che squarcia il cielo all0improvviso, mentre credevi che sarebbe stata una giornata di sole.”

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