Recensione “Fuga da Parigi” di Stephen Harding

 

 

 

14 luglio 1943. Quattro aeroplani B-17 della flotta americana vengono abbattuti dai tedeschi sul suolo francese occupato dai nazisti, nella fatidica ricorrenza della presa della Bastiglia. Il loro destino sembra segnato, se non fosse per un gruppo di civili molto coraggiosi che li porta a Parigi, per aiutarli a fuggire dalla Francia. Nella capitale, dove le truppe tedesche pattugliano le strade e gli agenti della Gestapo si nascondono in ogni angolo, i piloti americani trovano ospitalità presso l’Hotel des Invalides, un complesso di edifici in cui i funzionari tedeschi hanno stabilito i loro uffici. Nascosti proprio sotto il naso dei nemici, insieme a decine di altri piloti alleati abbattuti e agenti della resistenza, cominciano a pianificare audaci piani di fuga

Il primo approccio a questo libro non è stato molto positivo poichè mi aspettavo un romanzo tratto da una storia vera, ho trovato invece un racconto degli eventi tratto da altri testi, documenti ritrovati e dalla straordinaria testimonianza che Yvette ha regalato personalmente all’autore.

Una via di mezzo fra un libro di storia e un documentario che, nei primi capitoli, si concentra su dettagli bellici poco appetibili ad un pubblico femminile.

Le vicende dei vari personaggi Joe , Yvette e le loro famiglie, vengono descritte molto bene e, dal momento in cui l’aereo di Joe e dei suoi compagni viene abbattuto, la storia si fa molto più interessante .

La storia della resistenza francese, a me sconosciuta, rivela aspetti affascinanti: la popolazione ribelle ai tedeschi si metteva completamente a disposizione dei fuggiaschi, mettendo a repentaglio la propria vita. Si scoprono aspetti poco conosciuti dell’invasione tedesca a Parigi (come i sentimenti che animarono Hitler alla vista della tomba di Napoleone e la consuetudine di regalare ai soldati un viaggio turistico nella Ville Lumière); ci vengono rivelati gli escamotages geniali messi in atto dalle organizzazioni ribelli, ed anche momenti di rara serenità in mezzo ad un contesto crudele.

La famiglia di Yvette Morin si occupava della conciergerie de Les Invalides e, grazie alla conoscenza minuziosa del magnifico edificio, riusciva a nascondere i piloti alleati in attesa del viaggio che li avrebbe riportati alla base. Fra i tanti ospiti, anche Joe trovò rifugio dalla famiglia Morin, in mezzo ad una Parigi snaturata nella sua bellezza dall’invasione delle svastiche e milizie tedesche. Nonostante le tensioni e le privazioni, l’amore fra l’aviatore americano dal fascino di un cow boy, e Yvette, dalla freschezza e vivacità tipica parigina , sbocciò: un sentimento pulito, generato nel dolore di un conflitto, che la pace tanto agognata divise, complice una serie di fraintendimenti burocratici.

La storia portò i personaggi a perdersi, ritrovarsi e perdersi di nuovo; si spera fino all’ultimo nel lieto fine, nonostante tutte le avversità che hanno dovuto subire.

Molto interessante anche la descrizione del campo di lavoro dove le donne della famiglia Morin vengono internate, lo status di prigioniere politiche destinate a “morire di lavoro” nelle fabbriche di materiale bellico e il loro impegno per contribuire alla causa della resistenza anche dal lager.

Un lavoro molto minuzioso ha permesso all’autore di ricostruire le vicende dei personaggi e moltissime note a piè di pagina approfondiscono le informazioni.

Tutto sommato dopo qualche capitolo ci si abitua allo stile narrativo dell’autore e, superata l’incertezza iniziale, si apprezza il fatto di riuscire a vivere gli eventi in modo molto realistico.

E’ un testo adatto a chi, come me, ama il periodo storico della seconda guerra mondiale e vuole approfondire i punti di vista di altre fazioni che hanno partecipato al conflitto.

Ho letto veramente molti libri su questo periodo storico ed ogni volta imparo elementi nuovi: avere una visione di insieme della storia mi porta ad amarla sempre di più, nonostante l’abominio.

La capacità di adattamento e il cercare sempre nuovi metodi per reagire agli eventi, offre un interessante punto di vista sull’animo umano.

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