Recensione “Emmeline – Amori di fine secolo” di Estelle Hunt

 

 

 

Inghilterra, 1888
Quando Emmeline Brant partecipa alla sua prima stagione ha solo diciotto anni e tante speranze per il futuro. Tuttavia, neppure nei suoi sogni più segreti avrebbe mai immaginato di suscitare l’amore di Julian Severn, il Marchese di Newbury. L’uomo che da sempre possiede il suo cuore.
Un crudele ricatto costringe Julian a piegarsi alle consuetudini imposte dal suo rango. Tra aristocratici freddi e calcolatori, donne amorali, bugie e tradimenti il loro futuro sembra segnato per sempre.
Devastata dal dolore, Emmeline parte per New York, dove si immerge nel mondo dorato dell’alta società, sperando così di curare il proprio cuore infranto. Grazie alla presenza di donne straordinarie e alla possibilità di un nuovo amore, la felicità sembra di nuovo a portata di mano. Eppure, il destino non ha finito di giocare con Emmeline e Julian. Richiamata in Inghilterra, Emmeline scoprirà che dietro gli eventi passati si nascondono tremende verità e che l’amore, quando è autentico, non muore mai.

Un amore d’altri tempi, l’etica sociale che fa sfondo, le stagioni delle presentazioni, abiti sfarzosi, donne che devono soccombore, matrimoni di convenienza e stabiliti.

Eppure in questo mondo già tutto pianificato ed organizzato, un amore non convenevole sboccia tra i saloni e corse a cavallo.

Julian ed Emmeline, due cuori destinati a stare insieme, due vite vissute distanti.

“Non hai idea di quanto ti ami Em. – Si che ne ho idea. Mi ami quanto ti amo io.”

Scritto in terza persona, e devo dire che calza a pennello, l’esatta scrittura per tenere il giusto spazio tra lettori, epoca e protagonisti.

L’amore tra i due protagonisti avrà poco tempo per sbocciare e consumarsi, il ricatto a cui verrà sottoposto Julian taglierà i passi a quel matrimonio tanto sognato.

“Emmeline, che era e sarebbe rimasta per sempre la sua metà perfettamente speculare, da quel momento in poi riguardava il passato.”

Il susseguirsi delle stagioni, l’allontamento a New York, il matrimonio di Julian, il ritorno a Londra, gli anni si rincorrono e i sentimenti dei protagonisti varieranno.

“Io non l’avrei mai abbondonata. – L’amate Signor Hamilton? – Si, più della mia stessa vita. – Allora l’avreste abbandonata anche voi.”

Sacrificarsi per amore, in nome di quell’amore che farà provare solo dolore. Vedere trascorrere gli anni, odiarsi, odiare, desiderare un’altra vita, un’altra sposa, un’altro amore.

Soccombore al volere di una società crudele e ritrovarsi a maledire il senso dell’onore.

Ho amato molto le descrizioni ambientali e storiche, i balli di “corte”, l’importanza delle stagioni per le donne, l’autrice è stata magistrale in queste “tediose” descrizioni, mi ha incantata.

“Ti amerò fino al mio ultimo respiro. Dolce, dolcissima, Emmeline. Ti cedo la mia anima, fino al giorno in cui ci riuniremo per l’eternità.”

Ho amato la protagonista femminile, ho sofferto con lei, pianto e soffocato i singhiozzi per l’abbandono. Ho detestato la scelta del protagonista maschile, eppure l’ho amato per la scelta stessa, per il senso di sacrificio, per il suo amore puro ed unico.

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