Recensione “Eco dall’inferno” di Manuela Fanti

Sono la prigioniera K317, codice completo KRB10317, e sono considerata una cavia.

Il giorno che mi hanno portata al campo con mia madre e mio fratello

è stato l’ultimo in cui li ho visti.

  

Cosa succede se l’orrore nazista, ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, incontra una mente diabolica e deviata, animata dalla voglia di vendetta? Eco dall’inferno di Manuela Fanti mette in tavola proprio queste carte: una misteriosa leggenda che sembra più vera di quanto potrebbe dirsi, l’odio razziale e il soprannaturale. La storia si snoda lungo tre linee temporali: parte dagli anni Quaranta, giunge agli anni Settanta e si chiude nel 2007.

O forse no.

 

Dagli orrori degli esperimenti dei nazisti sui bambini gemelli ebrei, sino a giungere a una scia di sangue e morte, con omicidi efferati ed entità soprannaturali che si manifestano sotto forma di voci, Manuela Fanti ci propone una storia adrenalinica, con episodi sparsi nel tempo e intrecciati gli uni agli altri a doppio filo.

Una coralità di personaggi anima le tre storyline, con una preponderanza di quelli femminili, che tendono le fila degli eventi, custodiscono segreti e si sacrificano in prima persona.

 

Che cosa ho appena letto?

Questo, ragazz*, è un capolavoro!

 

Suddiviso in tre linee temporali, scopriamo la storia di diverse persone, tutte collegate da un singolo filo che le tiene tutte strette l’una all’altra, più o meno involontariamente.

Siamo nel 1943, suora Agathe è la rappresentazione del male puro. Astuta, caparbia, crudele, subdola e capace di salvarsi da ogni situazione spiacevole. Collabora con i nazisti per fare esperimenti su bambini ebrei gemelli. Esperimenti atroci con conseguenze devastanti.

Ci troviamo poi nel 1975. Clara sente delle voci, sono dei bambini che le chiedono di salvarli. Ma questi bambini sono morti. La sua famiglia crede che sia pazza, il suo migliore amico crede che sia pazza, ma vorrebbe tanto crederle, così tanto che la notte del 18 dicembre esce durante una bufera di neve, perché Clara le ha detto che ha visto la morte di una ragazza e gli indica dove trovarla. Da qui inizierà un concatenarsi di eventi che la porteranno ad andarsene per diversi anni da Grenze.

 

2007. Anna è la figlia di Clara. Anche lei sente le voci, ma è più forte della madre e non si fa abbattere dai pregiudizi altrui. Tornata nella casa dei nonni, a Grenze, farà di tutto per scoprire la verità. Questa ragazzina è una forza della natura che trova il modo di comunicare pur non potendo parlare. Lei ascolta, percepisce e capisce più di quanto si immagini.

 

La storia è affascinante, avvincente ed estremamente inquietante. Scritta più che bene, rende la lettura semplice, pur trattando argomenti decisamente pesanti. L’autrice ha un modo di scrivere che cattura l’attenzione e non permette distrazioni. Voglio leggere altro di questa autrice, non ne avrò mai abbastanza!

 

Ho apprezzato tantissimo la caratterizzazione dei personaggi: ognuno con un proprio lato oscuro, ciascuno emerge, a modo suo. Grenze e le sue leggende rappresentano un altro punto focale intorno a cui ruota il tutto. È come un personaggio a parte che li lega tutti. L’autrice è riuscita a nasconderci alcuni personaggi dietro a una facciata e non ce ne siamo accorti per niente. Ci ha dato modo di capirlo, ma è stata in grado di creare una finzione nella finzione. Meravigliosa!

 

La verità. Qual è la verità che cela una miriade di menzogne? Questa ricerca affannosa per scoprire chi si nasconde dietro a sparizioni e omicidi ci porta a sospettare di tutti, ma forse non abbastanza. Chi è il vero mostro? Chi ha fatto cosa? Come può esistere un male così grande e così potente da entrare nella mente di persone innocenti, o presunte tali? Lo scopriremo… e farà male.

firma Claudia

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